(ANSA) - MILANO, 17 OTT - Più di 53 milioni di persone
nell'Unione Europea non riescono a soddisfare in modo stabile
l'esigenza di un pasto adeguato. A fronte di una media del
10,5%, in Italia sono il 14,2% della popolazione, con un
incremento record del 130% in 5 anni. In base a un confronto tra
i primi semestri di ogni anno, nel periodo 2013-2015 è aumentata
la povertà tra gli italiani (+4,1%) e tra le famiglie
monogenitoriali e altri tipi di famiglie senza coniugi né
partner conviventi (+10,2%).
Sono alcuni degli elementi emersi dal Rapporto 2015 sulla
povertà e l'inclusione sociale di Caritas Italiana, presentato a
Expo all'interno del Convegno "Diritto al cibo. Interventi di
prossimità e azioni di advocacy", incentrato sul tema della
povertà alimentare a Milano, in Italia e in Europa. Proprio
nella Giornata mondiale di lotta alla povertà, il convegno ha
cercato di inquadrare il tema del cibo e degli aiuti alimentari
nella cornice complessiva delle diverse forme di povertà.
La situazione allarmante in Italia è confermata dai 6.273.314
pasti erogati nel corso del 2014 da 353 mense diocesane, e dai
3.816 centri di distribuzione viveri, promossi da 186 Caritas
diocesane. Accanto alle forme tradizionali di aiuto (mense e
centri di distribuzione di pacchi viveri) si trovano quelle a
carattere più innovativo e sperimentale (empori o market
solidali, progetti di agricoltura sociale, gruppi di acquisto
solidale).
Ma analizzando la tendenza degli ultimi anni, i Centri di
ascolto Caritas non registrano un particolare aumento delle
richieste di alimenti, quanto soprattutto di aiuti economici:
dal 2013 al 2015 diminuisce la percentuale di persone che ha
espresso una richiesta di aiuto alimentare (dal 59,9% del 2013
al 53% degli utenti), mentre la richiesta di sussidi economici è
notevolmente aumentata, passando dal 23,3% al 29,7%. Grazie ai
dati raccolti da 1.197 centri di ascolto Caritas in 154 diocesi
italiane, è possibile avere un quadro dei bisogni espressi dalla
popolazione. Al primo posto quelli legati alla povertà economica
(54,6%), seguiti dai problemi relativi al lavoro (41%) e
abitativi (18,2%). Le richieste più frequenti riguardano beni e
servizi materiali (58%), l'erogazione di sussidi economici
(27,5%) e la ricerca di lavoro (17,4%).
Il rapporto dedica un focus al problema abitativo, grazie a
un'indagine nazionale di Caritas e Sicet-Cisl, che ha avuto lo
scopo di rilevare la presenza di vecchi e nuovi fenomeni di
disagio abitativo nell'universo dei servizi Sicet-Cisl/Caritas,
anche alla luce della crisi economico-finanziaria. L'indagine ha
coinvolto un campione rappresentativo di utenti dei Centri di
Ascolto Caritas e degli sportelli Sicet nelle principali aree
metropolitane del paese. I dati raccolti confermano la
drammaticità del fenomeno: il 53,6% degli utenti Caritas vive in
abitazioni "strutturalmente danneggiate"; il 68,9% ha grandi
difficoltà nel pagare l'affitto, la rata di mutuo o le spese
condominiali di mantenimento dell'abitazione, il 15% è sotto
sfratto/pignoramento giudiziario, e di questi il 40% vive con
minorenni. (ANSA).
AB
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA