(ANSA) - MILANO, 13 GIU - "C'è oggi una connessione molto
stretta tra il cambiamento climatico e la tutela dei diritti
umani. Purtroppo vige ancora nel diritto internazionale un
approccio settoriale che dobbiamo superare se vogliamo
affrontare le sfide che abbiamo davanti": lo ha detto a Expo
Hilal Elver, relatore speciale delle Nazioni Unite per il
diritto al cibo, intervenendo al convegno "Per nutrire davvero
il pianeta", organizzato da Caritas.
"Il diritto al cibo è stato riconosciuto per la prima volta
nel 1948 dall'Onu con la Dichiarazione universale dei diritti
umani e ribadito nel '66 dalla convezione. Da allora cinquanta
paesi hanno fatto leggi nazionali sulla materia. Alcuni come il
Brasile, il Guatemala, il Kenya e l'India hanno tutelato questo
diritto anche a livello giudiziale, cosa che invece non si
riscontra in molti paesi occidentali. Tuttavia ancora 2 miliardi
di persone soffrono di malnutrizione - ha ricordato la Elver -.
Oggi più che mai è necessario un approccio interdisciplinare.
Fondamentale è la spinta dell'opinione pubblica".
"Hanno attualmente un'origine ambientale 164 conflitti al
mondo - ha sottolineato Grammenos Mastrojeni, diplomatico e
collaboratore del Climate Reality Project fondato da Al Gore -.
Gli scontri in Nord Africa che hanno portato al crollo di quei
regimi sono stati preceduti da quattro anni di rivolte per il
pane. La Siria prima della guerra ha conosciuto anni di siccità
mai viste prima che hanno spinto le persone a spostarsi dalle
campagne alle città. Il cambiamento climatico ha gettato nella
miseria i contadini in Ciad dove ore prospera Boko Haram. Noi
abbiamo sempre in mente gli obiettivi di crescita e sviluppo, ma
mai quello dell'equilibrio. Eppure crescita e sviluppo sarebbero
compatibili, ma sembra che ciò non ci interessi".
Un esempio del disequilibrio globale è il fenomeno del land
grabbing. "A partire dal 2000 c'è stata una corsa all'
acquisizione di terre da parte di investitori internazionali
pubblici e privati in paesi dell'Africa e dell'Asia - ha messo
in luce Marta Antonelli, ricercatrice all'Università IUAV di
Venezia -. Ma questi investimenti hanno violato i diritti umani
perché il passaggio dai precedenti utilizzatori ai nuovi
proprietari, con concessioni, compravendite o affitti, è
avvenuto con contratti non trasparenti e senza un informato
consenso. Abbiamo la necessità di stimolare comportamenti
responsabili da parte di questi investitori anche perché le
terre vengono utilizzate per produrre biocarburanti nell'ottica
delle nuove politiche energetiche imposte dall'Unione Europea".
Ristabilire un nuovo rapporto tra Nord e Sud del mondo appare
fondamentale.(ANSA).
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