Da manna a grano,ecco i cibi più antichi

Coldiretti espone alimenti antichi recuperati da contadini

Redazione ANSA MILANO
(di Michela Nana) (ANSA) - MILANO, 24 SET - Dalla manna, citata nella Bibbia, al grano monococco, che risale a oltre 23 mila anni fa, fino al grano saragolla che nutriva i faraoni nell'antico Egitto. E' la rassegna dei cibi più antichi del mondo presentata a Expo dalla Coldiretti, nel proprio padiglione 'No farmers No party'. I cibi antenati del made in Italy, che hanno nutrito la popolazione italiana lungo i secoli, rischiavano di scomparire e sono stati recuperati grazie al lavoro dei contadini. Il più noto tra tutti è forse la manna che deve la sua fama all'episodio riportato nella Bibbia, quando gli ebrei affamati, guidati da Mosè nel deserto del Sinai, ricevono da dio questi fiocchi bianchi e dolci al gusto di miele. I contadini siciliani che oggi estraggono la manna dal frassino per utilizzarla come dolcificante per i diabetici e nelle terapie disintossicanti.

Oltre 23 mila anni fa gli uomini si nutrivano con il grano monococco, la specie geneticamente più semplice ed antica di grano. La coltivazione di questo cereale è scomparsa alla fine dell'età del Bronzo (1000-900 a.C.) ma in Lombardia alcuni agricoltori l'hanno recuperata, valorizzando le sue caratteristiche dietetico nutrizionali. "La sua farina ha un ottima composizione - ha spiegato il responsabile qualità per Coldiretti, Rolando Manfredini - con un basso livello di glutine che la rende adatta anche a chi ha delle intolleranze".

Nell'antichità era conosciuta come 'bevanda degli dei' e il poeta Omero la chiamava ambrosia. E' l'idromele che, secondo alcuni, è la bevanda fermentata più antica al mondo, più della birra. Dal suo nome deriva anche la luna di miele, perchè alle coppie appena sposate si regalava idromele sufficiente per la durata di una luna, un periodo di circa un mese. Tra i cibi diffusi nell'antichità ce n'è uno prezioso come una moneta, il fagiolo piemontese di Cortereggio, utilizzato come bene di scambio per acquistare l'uva del Monferrato. A recuperarlo è stato un contadino che, negli anni '80, ha portato qualche chilo di questi fagioli all'Università di Torino, per conservarne il germoplasma. Il recupero di questi antichi alimenti "è il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori - ha spiegato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo - impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari".

La Coldiretti stima che almeno 200 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 100 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta, trovano sbocco nell'attuale rete di mercati e delle Botteghe degli agricoltori della rete 'Campagna Amica'. (ANSA).

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