Caffé,un chicco di pace che unisce mondo

In mostra non solo nel cluster, a settembre Forum mondiale

Redazione ANSA MILANO
(di Bianca Maria Manfredi)(ANSA) - MILANO, 4 APR - Se c'è una bevanda che unisce tutto il mondo, a parte l'acqua, questa è il caffè. Può essere (ed è) bevuta dovunque, senza distinzione di continente, condizioni meteo o di religione.

Nel mondo orientale e musulmano c'è il caffè turco, in Italia l'espresso, nel mondo anglosassone il cosiddetto caffè americano da bere nei tazzoni. Per il freddo dell'inverno si può scegliere il caffè corretto con un po' di liquore, oppure il cappuccino con il latte caldo. Per combattere il caldo dell'estate si può provare il caffè shakerato.

E all'Expo questo aspetto globale salta all'occhio. Nel padiglione tematico del caffè sono ospitati dieci Paesi di tre continenti: Africa (Burundi, Kenya, Ruanda, Uganda e Etiopia), America (Guatemala, Repubblica Dominicana e El Salvador) e Asia (Yemen e, new entry dell'ultimo momento, Timor Est). Ma ad occuparsi di caffè sono anche tanti altri Paesi che all'Expo hanno un loro spazio, come il Brasile, la Colombia e anche la Turchia. "E vogliamo che ci sia un fil rouge di attività comuni" ha spiegato Andrea Illy, presidente dell'omonima azienda che cura il cluster del caffè.

Proprio durante Expo, il 30 settembre e il primo ottobre, si svolgerà il primo Coffee Global Forum, una riunione a cui parteciperanno una quarantina di Paesi.

L'Italia - che non coltiva caffè ma lo trasforma - farà la parte del leone. Oltre a Illy, che collabora fra l'altro anche con il padiglione degli Stati Uniti, sarà presente anche il caffè ufficiale del Padiglione Italia, quello di Lavazza. "Sarà un'occasione per spiegare le virtù del caffè: piacere, salute e sostenibilità" ha spiegato Illy, con a fianco Giuseppe Lavazza.

Questi aspetti del caffè - che per i Paesi produttori è una fonte di reddito fondamentale - saranno in mostra anche nei 4.427 metri quadrati del cluster del caffè ci cui 3.000 di area comune: si va dalle piantagioni alla fasi di lavorazione fino alla tazzina, al rapporto con arte e cultura, alle storie dei Paesi che lo coltivano e lo consumano. "Sarà un ambiente suggestivo che avvicinerà il visitatore alla piantagione di caffè - spiega Massimo Barnabà, di Illycaffè -. Realizzeremo un tetto che ricorderà l'ombra degli alberi su una piantagione. E vere piante di caffè che in pochi hanno avuto la fortuna di vedere dal vivo. L'idea è di avvicinare Paesi produttori e Paesi consumatori. La sfida è quella di coordinare in maniera armonica realtà diverse: importatori, torrefattori, costruttori di macchine da caffè, baristi, fino al consumatore finale in modo da fargli capire quanto lavoro ci sia dietro a un espresso". (ANSA).

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