(ANSA) - MILANO, 9 APR - Per garantire una produzione di
cibo di qualità e sufficiente a sfamare la popolazione mondiale
in continua crescita bisogna agire su due fronti: il mondo della
ricerca deve innovare, e i cittadini devono consumare in modo
più consapevole. Lo spiega all'ANSA l'agronomo Massimo Iannetta,
Responsabile dell'Unità Tecnica "Sviluppo sostenibile e
innovazione del sistema agro-industriale" dell'Enea, l'Agenzia
nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo
economico sostenibile, rispondendo a una domanda degli studenti
del liceo Vittoria Colonna di Roma.
Nel 1900 sul Pianeta c'erano 1,3 miliardi di ettari di terre
coltivabili rispetto a una popolazione mondiale di 1,6 miliardi.
Nel 2000 le terre arabili sono passate a 1,5 miliardi di ettari,
e tali resteranno anche nel 2050. In questi 50 anni, rileva però
Iannetta, la popolazione mondiale passerà da 6,5 a 9 miliardi.
"Ogni giorno ci sono 220 mila bocche in più da sfamare",
evidenzia il ricercatore. A fronte di ciò, "il 25% delle calorie
di cibo nel mondo e fino al 50% del peso degli alimenti sono
sprecati prima di essere consumati. Si sprecano 200 kg di
derrate alimentari a persona".
Per risolvere il problema occorre "mantenere inalterate le
superfici agricole oggi disponibili, aumentare la produzione e
ridurre le perdite, garantire la qualità, la rintracciabilità e
la sicurezza del cibo", spiega Iannetta, secondo cui "vanno
ridotti anche gli usi competitivi delle terre, come le biomasse
per l'energia e le coltivazioni di cibo per bestiame".
"La grande sfida che abbiamo di fronte è produrre più cibo, in
modo più sostenibile e quindi con l'uso di minori risorse,
garantendo la salubrità, la sicurezza alimentare", sottolinea
Iannetta. "La sfida dobbiamo coglierla noi come ricercatori,
perché dobbiamo sviluppare ricerca e innovazione per aumentare e
migliorare le produzioni, ma dobbiamo coglierla anche tutti
insieme, in primis i ragazzi, che devono iniziare a ragionare
sul loro modello di consumo alimentare".
"Dobbiamo chiederci se un alimento viene da un territorio
vicino o dall'altra parte del Pianeta, quante lavorazioni ha
subito, quanta acqua e quanta energia sono necessarie per
produrlo. Attraverso la conoscenza - conclude Iannetta -
cambiano anche i modelli di consumo, e con un consumo
consapevole si condiziona il sistema di produzione rendendolo
più sostenibile non solo per l'ambiente, ma anche per le
persone, che mangeranno alimenti migliori".(ANSA).
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