Libri, ecco la 'Filosofia del cibo'

Un viaggio da Agostino a Barthes, alle nuove prigioni del corpo

Redazione ANSA MILANO
(ANSA) - MILANO, 3 APR - Sul cibo si spendono fiumi di parole, ma dicendo cose talmente contrastanti che è difficile orientarsi. Per qualcuno la fame è irrazionale e il cibo un puro mezzo. Per altri mangiare è l'azione più egoistica o più comune.

C'è chi dice che l'uomo è ciò che mangia, o che mangia ciò che è. Più che aggiungere altre parole, "Filosofia del cibo" di Franco Riva, edito da Castelvecchi, vuole fermarne qualcuna, nella convinzione che il problema del mangiare è all'origine della riflessione sull'uomo, e che il nostro rapporto con il mondo è mediato dal cibo prima ancora che dalla tecnica.

Nel volume si alternano focus storici - "il divieto di mangiarsi l'un con l'altro inaugura il mondo umano sotto il segno della giustizia" (Esiodo) - e ironiche osservazioni sulla doppia morale dell'alternarsi di carnevali alle quaresime, vacche grasse e magre, mangiare come elemento individualistico riscattato dal convivio.

È un tormentone la citazione del filosofo Feuerbach, "l'uomo è ciò che mangia", dice Riva, che dopo riflessioni su frasi di Sartre e Kierkegaard illustra le osservazioni di Roland Barthes su bistecca e patatine, "un mito esemplare per il rapporto tra cibo e assimilazione del mondo" in una "epoca della crudità e del prendere per sé". L'occhio dell'autore si sofferma anche sui reparti del commercio equo e solidale, col "sarcasmo di chi inquina l'ambiente mangiando in compenso del cibo biologico".

Il saggio del filosofo Riva si articola in tre sezioni.

"Mangiare è una gran cosa" si concentra sui paradossi del cibo, denunciando la logica perversa della tirannia dei bisogni e il conflitto globale tra grasso e magro. "Incomprensioni alimentari" viaggia tra cibo, letteratura (Petronio, Cervantes, Goethe, Novalis, Calvino) e filosofia (Agostino, Weil, Bloch, Buber, Lévinas, Nancy, Derrida). "Corpi incerti" affronta infine le nuove prigioni del corpo, una realtà sempre ambivalente che resiste alle manipolazioni delle ideologie e del mercato.

"Il cibo non è solo mezzo e materia. È lavoro, parola, pensiero, gioco, umanità, libertà, esistenza, responsabilità, salute, giustizia", scrive l'autore. "Un essere con gli altri da non confondere con un banchetto".

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