(ANSA) - MILANO, 27 MAR - Per non sprecare, così come per
mangiare bene, devi essere educato. L'educazione alimentare, da
inserire nei piani scolastici, serve a comprendere il valore del
cibo, imparando a fruire invece che consumare, a evitare gli
sprechi e i falsi miti degli spadellatori televisivi. Nel libro
"L'oro nel piatto", l'agronomo Andrea Segrè, ideatore del Last
Minute Market, capofila europeo nella lotta allo spreco e anche
presidente del comitato scientifico del piano nazionale di
prevenzione rifiuti, osserva che sprecare significa gettare il
cibo nella spazzatura ma anche mangiare cibo spazzatura: il
primo danneggia la salute della natura, il secondo nuoce alla
salute dell'uomo.
Nel volume, scritto insieme a Simone Arminio e pubblicato da
Einaudi, si viaggia alla scoperta di ciò che è un grande valore
che a sua volta ne rappresenta tanti altri: il cibo. "Siamo in
una società di paradossi", ha detto all'ANSA Segrè. "Adottiamo
bambini che dall'altra parte del mondo muoiono di fame, e
buttiamo ogni giorno nel pattume chili e chili di cibo ancora
buono, ottenendo un doppio risultato negativo: sprecare il
denaro con cui lo abbiamo acquistato e produrre tonnellate di
spazzatura che poi pagheremo, a caro prezzo, per farle smaltire.
Intanto i piú poveri mangiano junk food low cost, cibo
spazzatura a basso prezzo".
Per Segrè "la pattumiera è diventata la metafora della nostra
società tanto che, a un certo punto, c'è stato come un transfert
sulla società stessa. Chi sono i poveri? Scarti della società,
pattumiera sociale. Persone non più buone, non più in grado di
mantenersi ancora sane. E dove vanno, perciò, gli scarti
alimentari? Nella pattumiera o al limite nella mensa dei poveri,
ad alimentare quei rifiuti della società".
"È scioccante ed eclatante: abbiamo esteso il concetto di
diversità, di alterità del prodotto anomalo ma buono, del pacco
di pasta non più vendibile perché danneggiato eppure ancora
mangiabile, all'uomo che la società non accetta più perché non è
più in grado di rispettare determinati canoni come lavorare,
lavarsi e vestirsi bene. È il rifiuto del rifiuto: l'estensione
del concetto dalle cose alle persone".(ANSA).
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