Esperto, cibo sicuro ma poca trasparenza

De Franceschi(Cfs) risponde agli studenti del liceo Colonna

Redazione ANSA MILANO
(ANSA) - MILANO, 26 MAR - "La legislazione europea e un sistema di controlli efficiente consentono di dire che in Italia non ci sono grandi problemi di sicurezza alimentare, ma la mancanza di una maggiore trasparenza crea problemi di frode che vanno sì a danno del produttore onesto, ma anche del cittadino quando compra un prodotto che ispira italianità o genuinità mentre non è così", come la mozzarella con il tricolore nel logo che però è prodotta in Germania. Lo dice all'ANSA Amedeo de Franceschi, comandante del Nucleo agroalimentare e forestale del Corpo forestale dello Stato (Cfs), rispondendo a una domanda degli studenti del liceo V. Colonna di Roma sulla tutela della sicurezza alimentare.

"Le norme europee sulla sicurezza alimentare nascono nel 2002 dopo la crisi della Bse, il morbo della mucca pazza, con il regolamento comunitario 178 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare, e con i regolamenti del 'pacchetto igiene'", spiega de Franceschi.

Le norme disciplinano, tra le altre cose, la tracciabilità documentale di tutta la filiera, dal campo al trasporto del prodotto finito, e introducono la responsabilità: "ogni operatore della filiera agroalimentare è responsabile dal punto di vista legale degli eventuali problemi di un prodotto".

Sul fronte dei controlli, "di un alimento generico, ad esempio un formaggio a pasta dura, non si certificano, analizzano e controllano tutti i prodotti della filiera; la responsabilità è in carico all'operatore", dice de Franceschi, "mentre i controlli su tutti i prodotti avvengono quando l'alimento è a denominazione di origine protetta come il parmigiano reggiano Dop, che passa un controllo di qualità che ne certifica tutte le produzioni in commercio". In sostanza, c'è differenza tra una mozzarella di bufala campana Dop, il cui disciplinare impone una serie di regole produttive tra cui l'uso esclusivo di latte di bufala intero fresco, e una normale mozzarella, che tra gli ingredienti in etichetta riporta solo un generico 'latte', e spesso è fatta con una cagliata refrigerata o congelata al posto del latte fresco. Ciò è possibile perché, per la normativa Ue, il produttore non è obbligato a specificare in etichetta se il latte usato sia fresco o meno, e "si tende a non dire perché la legge non obbliga a dire", rileva de Franceschi, secondo cui "c'è bisogno di una maggiore trasparenza, che le norme europee in questo momento non garantiscono perché sono più orientate sulla sicurezza alimentare, tralasciando quegli aspetti di proprietà intellettuale e di informazione" al consumatore.

"Il nuovo regolamento comunitario sulle etichettature, il 1169 del 2011, non ha portato molta innovazione da questo punto di vista. Non dà al consumatore - conclude de Franceschi - la facoltà di poter scegliere di acquistare una mozzarella fatta con la cagliata di latte per cucinare, o una mozzarella fatta con latte fresco per preparare una bella caprese".(ANSA).

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