Gli scontri causarono oltre 250 morti e 2 mila feriti. Nella repressione post-golpe, quasi centomila persone sono state arrestate e oltre 150 mila epurate dalle pubbliche amministrazioni, suscitando accuse a Erdogan di un utilizzo dei poteri straordinari dello stato d'emergenza per colpire indiscriminatamente le opposizioni.
Numerosi gli eventi di commemorazione previsti oggi in tutto il Paese, tra rigide misure di precauzione anti Covid-19.
Erdogan parteciperà a una cerimonia in Parlamento e incontrerà alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime. Atteso in serata anche un discorso alla nazione.
Le autorità turche hanno da subito attribuito la responsabilità del colpo di stato alla rete che fa capo al magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato di Erdogan diventato nemico numero uno dopo la rottura esplosa nel 2013. Gulen, che dal 1999 vive in auto-esilio negli Usa, ha sempre negato le accuse. Ankara ne ha ripetutamente chiesto l'estradizione a Washington, che l'ha sempre negata sostenendo l'insufficienza di basi legali. (ANSAmed).
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