(di Francesco Cerri)
(ANSAmed) - BARCELLONA, 5 SET - "Alea jacta est" potrà dire
fra tre giorni il 'President' catalano Carles Puigdemont:
Barcellona è entrata nella settimana che segnerà un punto di non
ritorno nello scontro con Madrid sull'indipendenza e sul
referendum annunciato per il 1 ottobre.
Domani, con un blitz di procedura dei deputati secessionisti
che hanno la maggioranza assoluta nell'assemblea catalana, il
'Parlament' approverà in poche ore la legge di convocazione del
referendum, che per Madrid è illegale e anticostituzionale. I
partiti 'unionisti' per protesta lasceranno l'aula. La sera
stessa si prevede che Puigdemont firmi il decreto di
convocazione, che sarà controfirmato da tutti i ministri del
'govern' catalano. Un modo per diluire le responsabilità davanti
alle minacce di processi, destituzioni, sanzioni penali e
patrimoniali venute da Madrid.
Nel giro di 24 ore il premier spagnolo Mariano Rajoy
denuncerà la legge alla Corte costituzionale, che
immediatamente, come ha fatto in tutti i ricorsi
anti-indipendenza la sospenderà. A quel punto Puigdemont e il
suo governo si troveranno a un bivio. Obbedire alla legge
spagnola, e fermare la macchina del referendum. O diventare
'fuori legge' in nome della nuova 'legalità catalana' e andare
avanti. Hanno già chiarito che è quello che faranno.
"Si è già a un punto di non ritorno" avverte l'analista Inaki
Gabilondo. Da giovedi o venerdi probabilmente lo scenario
catalano si farà incandescente, e imprevedibile, fra le due
granitiche certezze di facciata contrapposte di Puigdemont ("il
primo ottobre si vota!") e Rajoy ("il referendum non si farà!").
Sarà uno scontro alla Davide-Golia. Rajoy ha tutta la forza
dello stato - polizia, magistrati, esercito - e anche la "arma
atomica" dell'art. 155 della costituzione, che gli consente di
sospendere e destituire Puigdemont e l'autonomia catalana.
Il rischio però, in caso di uso eccessivo della forza -
recintare i seggi, sequestrare le urne, o decapitare le
istituzioni catalane - è un appannamento dell'immagine della
Spagna nel mondo a 40 anni dalla morte del dittatore Franco.
Anche perché molti non capiscono perché quanto è stato possibile
in Scozia - un referendum di autodeterminazione - sia illegale
in Catalogna.
Domenica prossima, il giorno della festa nazionale catalana
della Diada, sarà pure un momento cruciale nella prova di forza
fra i due fronti. Il popolo indipendentista scenderà in piazza
in difesa del referendum. Se saranno milioni, come spera
Puigdemont, Madrid dovrà riflettere.
Ieri Rajoy ha detto che agirà "con intelligenza e fermezza"
per impedire la "truffa" del referendum, senza fornire indizi.
Una prima mossa potrebbe essere il sequestro delle 6mila urne
che Puigdemont ha detto di avere già, ma che nessuno ha visto né
sa dove si trovino. Puigdemont ha replicato annunciando che
l'agenzia tributaria catalana subentra a quella dello stato
nella raccolta di tutte le imposte: prima colonna della futura
'repubblica catalana'? (ANSAmed).