Ghannouchi ha sempre respinto al mittente le accuse dichiarando che il suo partito non ha bisogno di lezioni in materia di democrazia, Islam o libertà, ed ha invece basato la sua campagna elettorale su come il ''consenso'', dovrebbe rappresentare l'elemento fondamentale per governare la Tunisia del dopo rivoluzione, facendo trapelare la sua approvazione per un futuro governo di coalizione. Convinto che il suo partito vincerà le politiche ha detto che anche nel caso in cui Ennhadha si dovesse ritrovare all'opposizione giocherà lo stesso il suo ruolo ''poiché la democrazia funziona così ed è basata sull'alternanza''. Arrivare primi nelle preferenze degli elettori è fondamentale perché la nuova Costituzione premia il partito di maggioranza con il diritto di nominare il capo del prossimo governo. Un eventuale successo di Nidaa spianerebbe la strada anche alla Presidenza di Essebsi, ex-premier ultraottuagenario, principale favorito al Palazzo di Cartagine secondo molti osservatori, mentre Ennhadha, ha scommesso tutto sull'esito delle legislative scegliendo di non supportare nessun candidato alle presidenziali, in tal modo sottraendosi alle accuse di voler monopolizzare tutte le istituzioni. Ma il non avere a disposizione sondaggi politici aggiornati, espressamente vietati dalla legge durante la campagna elettorale, rende impossibile ogni previsione sul risultato finale, soprattutto perché regna forte l'incognita di una bassa affluenza alle urne.
L'elettorato infatti rispetto al 2011 è volatile e disilluso ed i programmi proposti sul piano delle riforme economiche dai due partiti essenzialmente si equivalgono se non forse per il fatto che Nidaa punta sullo sviluppo dell'industria tecnologica per fare della Tunisia un paese esportatore e creare nuovi posti di lavoro, mentre Ennhadha preferisce concentrarsi sull'islamizzazione della finanza per trasformare il paese nel primo hub finanziario dell'Africa settentrionale. Spiega ad Ansamed l'esperto in diritto costituzionale dei paesi arabi Pietro Longo ''La transizione costituzionale è solo il primo passo per la stabilizzazione del paese. Di certo un parlamento molto frammentato impedirebbe l'adozione di tutte le leggi necessarie per attuare le riforme economiche. Lo stesso accadrebbe però nel caso di un parlamento diviso interamente tra due i poli maggioritari, come Nidaa e Ennhadha, se questi restassero abbarbicati su posizioni discordanti. In entrambi gli scenari, quindi, il raggiungimento del consenso e la creazione di ampie coalizioni potrà rivelarsi, ancora una volta, l'unica vera strategia di successo. (ANSAmed)
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