(ANSAmed) - ROMA, 2 OTT - Nonostante le turbolenze della
regione, l'interscambio economico tra l'Unione Europea e i
paesi del Nord Africa e del Medio Oriente è raddoppiato negli
ultimi 18 anni, passando dai 70 miliardi di dollari del 1995 ai
227 miliardi del 2012.
Per l'Italia lo scambio commerciale si è addirittura
triplicato: dai 21 miliardi di dollari nel 1995 si è arrivati ai
quasi 79 miliardi di dollari nel 2013. Bastano questi dati,
riportati dal 'Rapporto sulle economie del Mediterraneo -
edizione 2014', pubblicato dalle edizioni 'il Mulino' per far
comprendere quanto sia importante per le società della sponda
nord, e in particolare per quella italiana, dotarsi di strumenti
di analisi in grado di cogliere i rischi e le opportunità
offerte dalle trasformazioni del quadro politico ed economico.
Il 'Rapporto' de 'Il Mulino', curato nell'edizione 2014 da
Eugenia Ferragina e Paolo Malanima, rappresenta un prodotto di
ricerca unico in Italia per il taglio multidisciplinare e per
l'ampiezza dei temi trattati, una bussola per muoversi tra
alcune delle questioni centrali per il futuro dell'integrazione
euromediterranea.
Se infatti le relazioni commerciali tra le due sponde del
bacino si sono intensificate, poco è stato fatto dall'Europa -
rileva il rapporto - per ridurre i divari socio-economici.
Basti pensare che nel Mediterraneo vivono 500 milioni di
persone, ma il terzo della popolazione che vive nei paesi
avanzati del Nord dispone dei due terzi del Pil e dell'energia.
La posta in gioco è alta, spiegano gli esperti de 'Il Mulino'.
''Si tratta di gestire fenomeni complessi come la pressione
migratoria, la presenza di conflitti mai risolti nella sponda
meridionale del bacino (conflitto arabo-israeliano) , la
richiesta di asilo di popolazioni in stato di guerra". Non
mancano però nemmeno spiragli positivi. Secondo recenti
previsioni del Fondo monetario mondiale, il ritmo di crescita
delle economie del Mediterraneo sud-orientale è previsto in
accelerazione nel prossimo futuro e potrebbe portarsi in
prossimità del 4% in alcuni paesi quali Tunisia, Marocco,
Turchia. (ANSAmed)
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