(ANSAmed) - NAPOLI, 19 MAG - "Uso le icone della tradizione
per dimostrare che il potere del denaro e dei media sono come
una nuova religione per il modo in cui influenzano l'opinione
pubblica". Maria Rigoutsou non usa mezzi termini per introdurre
la sua mostra 'New Icons' che sarà inaugurata oggi alla Galleria
PRAC di Napoli dove resterà allestita fino al 19 luglio.
La mostra della giornalista e pittrice ateniese, curata da
Wilko Austermann, specializzato in storia dell'arte
contemporanea presso l'Università Heinrich Heine di Düsseldorf,
è dedicata a Jannis Kounellis, l'artista greco che ebbe un forte
legame con l'Italia e con Napoli ed è stato maestro della
Rigoutsou.
"Kounellis - ricorda l'artista greca - aveva una relazione
molto forte con l'Italia, era la terra che gli ha dato la chance
di realizzare il suo sogno e la sua visione dell'arte. Portò noi
allievi a Cortona e nel suo atelier a Roma. Diceva sempre che
era molto importante che noi vedessimo l'arte in Italia, in
particolare Caravaggio. Aveva ragione, l'Italia e Napoli sono
come un grande museo, è un'esperienza fantastica per un artista
visitare l'Italia, vedere la luce del sud".
La Rigoutsou, nata ad Atene e poi trasferitasi in Germania,
nella mostra di Napoli attualizza le icone sacre con immagini
riferite alla crisi economica o che rappresentano notizie di
cronaca del nostro secolo e la crisi dei rifugiati. La
connessione con la città partenopea non è casuale. L'artista
ritrova a Napoli con le opere sacre ospitate nelle chiese e nei
palazzi e con le notizie di cronaca di una città difficile ma al
tempo stesso accogliente per i migranti, un tema su cui
Rigoutsou vede una connessione forte tra Italia e Grecia.
"I due Paesi - spiega l'artista - sono in prima linea nella
crisi dei migranti e io voglio usare l'arte per aprire una
discussione e sensibilizzare i popoli d'Europa. Ma Italia e
Grecia sono unite anche dalla crisi economica. In Grecia è più
estrema, ma la povertà si vede anche a Napoli. Siamo due popoli
diversi solo per la lingua, ma quando sono qui sento una forte
familiarità".(ANSAmed).
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