(di Olga Piscitelli)
(ANSAmed) - RABAT, 30 AGO - Algeria contro Marocco. La
contesa, questa volta, è tutta culturale. Il raï, musica
tradizionale maghrebina, e il cous-cous sono finiti al centro di
una querelle che solleva patriottismi e rispolvera vecchie
ruggini. Algeri vorrebbe iscrivere entrambi tra i patrimoni
dell'Umanità Unesco; il primo dossier, quello sul raï, è stato
già depositato lo scorso marzo e chiede di inserire "il canto
popolare algerino" nella lista delle meraviglie, come
"espressione musicale e poetica femminile".
Il Centro di ricerche preistoriche di Algeri sta preparando
l'altro dossier, il più discusso, quello sul cous-cous, il
piatto di granelli di semola cotti al vapore, diffuso per la
verità in tutto il Maghreb, ma tradizionalmente riconosciuto
come piatto di origine marocchina.
La doppia notizia, diffusa dall'Aps, l'agenzia di stampa
algerina, ha ottenuto il crisma dell'ufficialità anche dal
ministro della cultura di Algeri, Azzedine Mihoubi, oltre che
dai commenti dei numerosi studiosi che hanno contribuito a
raccogliere informazioni storiche sulle origini del raï, genere
musicale nato come un canto civile, una sorta di lamento in
forma poetica con accompagnamento di note. La parola raï
significa infatti opinione, punto di vista.
Il genere, che di recente si è diffuso anche in Europa
attraverso la voce di Khaled e le note della sua popolarissima
'Aisha', affonda le radici nella tradizione popolare berbera,
difficile da localizzare, perché si estende a macchia di
leopardo in tutta l'Africa del Nord.
Il Marocco annuncia battaglia: benché nato nella città di
Oran, algerina, è a Oujda, cittadina a Nord-est del Marocco, che
il raï è diventato quello che è oggi, grazie a un festival che
ne celebra annualmente voci e tradizioni. E proprio dal palco di
questo festival che l'8 agosto è stata lanciata l'idea di
proporre all'Onu l'iscrizione nella lista. Algeri, però, s'era
già mossa.
La preoccupazione pare sia nata dal fatto che molti cantanti
di raï chiedano il cambio di nazionalità, a caccia del
passaporto marocchino.
Ma passi per la musica, sul cous-cous, dicono in Marocco, non
ci sarà nemmeno battaglia: "quello è un piatto nostro".
(ANSAmed).
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