Al nostro imperialismo risponde con la globalizzazione dell'Islam. Ai nostri miti contrappone altrettanti miti, opposti e arcaici" scrive l'autore sottolineando che quello che sta avvenendo in Medio Oriente "non è uno scontro tra culture ma una guerra di mercato tra chi riuscirà a imporre il proprio pensiero unico". L'autore prova a svelare, pagina dopo pagina, come l'Isis abbia assorbito le tecniche del marketing occidentale e vi abbia costruito intorno il suo jihad in cui branding e rebranding, naming e positioning sono attività centrali, ma che poco hanno a che fare con la religione. Nulla è casule nell'offensiva mediatica dell'Isis, dalla musica scelta nei video, i nasheed, agli abiti indossati dagli ostaggi fino allo slogan "rimanere ed espandersi", e tutto è costruito per far paura perché, come sottolinea Ballardini, "l'ultima frontiera della comunicazione e del marketing è la paura". Ma attenzione, avvisa l'autore, "il mondo non può sentirsi militarmente minacciato da poche decine di migliaia di fanatici". E aggiunge: "Per quanto più relativamente più piccola dell'Isis, l'unica forza veramente pericolosa rimane Al-Qaeda".
(ANSAmed).
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