Contro questa situazione un gruppo internazionale e multietnico di artisti ha dato vita ad un progetto, "Mix City", che ha l'obiettivo di andare oltre la cortina di oblio dietro la quale vengono lasciati questi migranti, quasi che li si voglia cancellare dalle cronache.
Il progetto - che sta nascendo nel villaggio di Jamaat Oulad Abbou, ad una quarantina di chilometri da Casablanca - è portato avanti insieme dall'associazione Racines, dal teatro l'Opprimé de Casablanca e da The Minority Globe, un gruppo di musicisti provenienti da Paesi differenti.
L'obiettivo è quello di "comporre" un composito mosaico artistico che faccia tesoro di culture e tradizioni diverse, per definire un quadro che abbatta le barriere determinate della mancata conoscenza e, quindi, del respingimento morale, quando non addirittura fisico.
Da qui a qualche settimana gli artisti di Mix City tireranno le somme del loro lavoro, con una pièce che sarà proposta in tutto il Marocco, anche quello rurale.
Al progetto - cofinanziato dall'Unione europea e che si inserisce nel programma "Diversité, Drame et développement" - partecipano artisti (una decina) provenienti da Marocco, Niger, Ghana, Costa d'Avorio, sotto la direzione artistica di Hosni Almoukhlis. Una parte importante del lavoro del collettivo è riservata al razzismo, che non è rivolto solo ai migranti subsahariani, perchè spesso, dicono gli artisti, colpisce anche gli stessi marocchini. O almeno quella parte di essi che non si ritiene omologata alla società "dominante".(ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA