"Gli eventi digitali messi in campo da quasi tutti i poli culturali - spiega l'associazione in una nota - non sono abbastanza per soddisfare il bisogno delle persone di esperienze di contatto con la cultura. Un bisogno che è emerso evidente già nel primo periodo della quarantena. La cultura è un bisogno, un modo di esprimersi, un respiro di vita".
Gli archeologi sottolineano che i siti in particolare che sono all'aperto sono assolutamente sicuri: "Si tratta di spazi aperti - spiegano - e troviamo inconcepibile che ci sia un'insistenza nel tenerli chiusi, soprattutto ora che le scuole stanno riaprendo e che vitale per gli studenti entrare in diretto contatto con i beni culturali come parte del loro percorso".
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