Al Palazzo di Vetro dell'Onu si lavora a una risoluzione per una "tregua umanitaria" in Siria, ma intanto nella enclave della Ghuta orientale, in mano a gruppi ribelli controllati a vario titolo da Arabia Saudita, Qatar e Turchia, vivono circa 400.000 civili, che necessitano di cibo, acqua e medicine. mercoledì Medici senza Frontiere (Msf) ha detto che in soli tre giorni 13 ospedali e strutture sanitarie tra quelle supportate dall'organizzazione in modo regolare o saltuario sono stati colpiti e danneggiati o distrutti.
Intanto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu si lavora a una bozza di risoluzione che chiederà una tregua umanitaria di almeno 30 giorni. Svezia e Kuwait in particolare hanno chiesto che la risoluzione venga messa ai voti oggi, anche per permettere l'evacuazione dei malati e dei feriti gravi.
La tregua proposta nella risoluzione, tuttavia, non riguarderebbe gli attacchi da parte del governo siriano e dei suoi alleati russi contro gli estremisti dell'Isis, di al Qaida e del Fronte al Nusra.
E pur essendo molto critica, la Russia, per bocca del ministero degli esteri, Serghiei Lavrov, ha dichiarato di essere pronta a "considerare" la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ma che Mosca "ha proposto una formula molto chiara che esclude l'Isis, Al-Nusra e le sigle affiliate dal cessate il fuoco". "I nostri partner occidentali - ha aggiunto Lavrov - non vogliono purtroppo escludere in maniera decisa i terroristi dal regime della tregua e questo suscita certe domande". Sempre secondo Lavrov, "l'obiettivo della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla situazione umanitaria in Siria non è quello di aiutare veramente popolazione civile ma di spostare l'attenzione dal processo di soluzione politica della crisi a Ginevra verso l'accusa nei confronti del governo siriano di tutti i torti e passare così al piano B, ovvero abbattere il regime di Damasco". (ANSAmed).
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