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OIM, online storie migranti per chiedere "percorsi sicuri"

Iniziativa in occasione Giornata internazionale migranti

18 dicembre 2017, 19:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Stefano Intreccialagli)

ROMA - Fasan ha pagato un trafficante per farsi portare dalla Nigeria in Libia. Qui per due volte è stato imprigionato con richiesta di riscatto, prima di poter tornare a casa, con l'aiuto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni OIM. La sua è solo una delle otto storie che l'agenzia ONU ha raccolto in un portale web (http://features.iom.int/stories/safe-migration-in-a-world-on-th e-move/) che, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, racconta i viaggi sicuri e meno sicuri dei migranti, con l'obiettivo di chiedere "una migrazione sicura in un mondo in movimento".

"Ho passato 5 giorni a tentare di raggiungere la Libia", racconta Fasan nella sua drammatica testimonianza. "L'autista doveva portare 10 passeggeri, ma i trafficanti hanno stipato 40 persone dietro al veicolo. Alcuni sono caduti, altri si sono rotti gambe o braccia. Altri ancora sono morti, ma l'autista non si è mai fermato per loro". Una volta raggiunto il Paese nordafricano, "ho iniziato a lavorare in una panetteria", si legge nella storia di Fasan. Ma una sera "mi hanno rapito e hanno chiesto 10 mila dinar - circa 6 mila euro - per il mio rilascio. A casa mia, se avevi così tanti soldi, eri un uomo ricco. I miei amici hanno negoziato e hanno raggiunto la cifra di 5 mila dinar. Non ho potuto chiamare mia madre per raccontargli del fatto, sarebbe morta se avesse saputo che ero in prigione". Dopo essere riuscito a liberarsi una prima volta, "l'anno scorso mi hanno rapito di nuovo è ho dovuto pagare ancora. Che senos ha lavorare se poi alla fine della giornata ti sequestrano e rubano i tuoi soldi? Non potevo andare avanti così", dice Fasan. "La rotta deve essere chiusa".

Oltre alla storia di Fasan, l'OIM ha raccontato quella di migranti di tutto il mondo, alcuni dei quali riusciti a raggiungere le loro mete in sicurezza, altri con tante difficoltà per il loro futuro. Come la storia di Amina, sopravvissuta con l'aiuto di altri migranti etiopi, perché le sue condizioni di salute le hanno creato molti problemi nella ricerca di un lavoro a Gibuti. Oppure il viaggio di Tran, cambogiano ridotto in schiavitù nel tentativo di trovare futuro in Thailandia, e oggi tornato a casa. Ma tra i racconti dei migranti ci sono anche storie di successo, come quella di Priyanki, nata in Nigeria da genitori indiani e che oggi vive a Londra, lavorando nel settore del marketing.

"Se ci fermassimo a pensare alle regole obbligatorie" che nel mondo permettono a tante persone di viaggiare in sicurezza, "sarebbe possibile trovare regole comuni per permettere a molti altri di viaggiare, migrare e tornare a casa in libertà e sicurezza", ha dichiarato William Lacy Swing, direttore generale IOM, nel suo messaggio in occasione della giornata internazionale. "Dobbiamo dare speranza a chi affronta disparità economiche e offrire vie legali a più migranti e opzioni di migrazione circolare per chi vuole lavorare e poi tornare a casa. Se non troviamo una soluzione, i trafficanti lo faranno per noi, con un alto costo in termini di vite umane".

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