Nei prossimi giorni questi giovani entusiasti del parkour apprenderanno le ferree regole di autodisciplina che garantiscono al "tracer" di sviluppare le proprie potenzialità fisiche e mentali, senza mai esporsi a rischi non necessari. Nella prima lezione il formatore Fabio Saraceni ha spiegato che innanzi tutto occorre "costruire il corpo; come nelle arti marziali si rendono poi necessari anni di corretta disciplina". A Gaza gli istruttori italiani (partiti nel contesto del "Progetto Carovana", in collaborazione con l'Uisp, Unione italiana sport per tutti) hanno subito constatato la carenza di strutture adeguate di allenamento. Per questi primi incontri è stato messo a loro disposizione da un uomo di affari locale un capannone in cui è stato riprodotto su scala un tracciato urbano di parkour. In precedenza le due equipe locali - Parkour Gaza e Free Running Gaza - avevano scelto come luoghi di esibizione le rovine del villaggio di Khuzaa e un albergo sulla spiaggia di Gaza semi-diroccato dopo un bombardamento.
Dopo questa prima spedizione gli istruttori italiani manterranno i contatti con i giovani di Gaza con l'intento di aiutare i più promettenti a diventare essi stessi istruttori.
(ANSAmed)-.
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