La campagna d'Europa di Erdogan, secondo l'analista, potrebbe persino rivelarsi un boomerang: "Di certo ha creato condizioni molto difficili per i turchi in Europa. Basta immaginare un emigrato che arrivi oggi e si metta a cercare un lavoro. Come verrà accolto? Questa retorica belligerante e non necessaria mette a rischio tutti i turchi all'estero". Per Caliskan, le difficoltà del presidente nascono paradossalmente dal "regime autoritario che lui ha creato": "Per la prima volta non è sicuro di cosa pensa davvero la gente, perché nessuno lo dice più per paura. L'Akp non riesce a fare sondaggi a livello locale, e quindi a preparare una strategia elettorale adeguata". Comunque vada a finire, il referendum "cambierà la storia politica della Turchia". Ma dopo il voto del 16 aprile, prevede Caliskan, Erdogan ha già in mente un'ulteriore stretta autoritaria: "Sta cercando una via d'uscita dall'impasse che ha creato. La Turchia è un Paese europeo che lui sta islamizzando sempre di più. Le iscrizioni alle scuole religiose sono cresciute del 1.400%. L'economia arranca e la sicurezza è in crisi, con un numero enorme di attentati negli ultimi anni.
Anche l'Europa deve capire che con un vicino del genere non può essere al sicuro". (ANSAmed).
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