E' la sfida delle sfide come dice il segretario generale dell'Onu Guterrez. Nel Mediterraneo ci sono 21 Paesi di tre continenti, l'Europa ha un fronte avanzato sul tema con Italia, Francia, Spagna e Portogallo e noi siamo considerati soggetto facilitatore, in un'area in cui, ad esempio in Nord Africa, ci sono Paesi che vanno a velocità diverse per i problemi che hanno: il Marocco cammina ovviamente in maniera diversa rispetto alla Libia per motivi interni. Ma all'Italia è riconosciuto un ruolo di aiuto, siamo uno tra i primi Paesi al mondo che ha memorandum con i Paesi africani sui cambiamenti climatici".
Il volume analizza l'ambiente e le sue interrelazioni con le dinamiche economiche e sociali nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, i cambiamenti climatici e il loro impatto sui territori, i costi in termini di mortalità, morbilità e qualità della vita dell'inquinamento ambientale. L'edizione 2019 parte dai risultati del convegno Cnr "Mutamenti climatici, crisi socio-economiche e (in)sicurezza alimentare: un Mediterraneo in transizione". Il volume offre molti spunti come quello sottolineato da Grammenos Mastojeni, vicesegretario generale dell'Unione del Mediterraneo (UfM) incaricato per il settore clima ed energia: "Le anomalie climatiche - afferma - hanno agito da acceleratore delle tensioni sfociate in conflitti e rivolte che a partire dal 2011 hanno infiammato il Nord Africa e la Siria. Anche se non si possono etichettare le rivolte del Mediterraneo come conflitti ambientali, non vi è dubbio che il cambiamento climatico risulta spesso il fattore scatenante dei conflitti". Crisi politiche e cambiamenti climatici aumentano anche la spinta alla migrazione: "Il cambiamento climatico - sostiene Alfonso Giordano, docente di Geografia politica alla Luiss Guido Carli di Roma - non porta automaticamente a situazioni di insicurezza o conflitti, ma esistono relazioni complesse tra climate change e fattori politici, sociali, economici, ambientali che possono minare la sicurezza o innescare/esacerbare i conflitti. La maggioranza degli studi scientifici indica, non a caso, che la vulnerabilità ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo e nell'Africa sub-sahariana risulta tra le principali determinanti delle dinamiche migratorie".
Tra gli altri aspetti analizzati dal rapporto spicca il nesso tra acqua, cibo ed energia come osserva Desireé Quagliarotti, ricercatrice Cnr-Ismed, "la tendenza verso un uso più intenso delle fonti rinnovabili nei paesi euro-mediterranei potrà favorire un duplice obiettivo: diminuire la dipendenza da paesi politicamente instabili e ridurre le emissioni di gas serra".
(ANSAmed).
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