di Amalia Angotti
(ANSA) - TORINO, 26 MAR - Il mondo dell'auto si mobilita e
chiede al governo di cambiare passo per favorire con un piano
strategico la transizione ecologica. Anfia, Unrae e Federauto,
le tre sigle che rappresentano il mondo della produzione e della
distribuzione del comparto, vogliono "una task force
pubblico-privato per dialogare in modo costante e collaborare".
Le proposte - illustrate in una conferenza stampa sul web - sono
chiare: rifinanziamento degli incentivi per le auto nella fascia
61-135 g/km Co2 e per i veicoli commerciali, ormai agli
sgoccioli, proroga dell'ecobonus fino al 2026 per le auto fino a
60 g/km Co2, scadenze più flessibili per la transizione
energetica. Servono soprattutto investimenti nelle
infrastrutture di ricarica per superare il gap con gli altri
Paesi europei, visto che l'Italia è al sedicesimo posto.
"Il governo è cambiato da poco, ma quello che l'auto
rappresenta per il Paese rende necessaria una interlocuzione
costante. Sarebbe curioso non ascoltare un comparto che pesa il
20% del Pil", sottolinea Michele Crisci, presidente dell'Unrae,
l'associazione dei costruttori esteri. "Si potrebbe prevedere un
piano di detrazioni fiscali per privati e aziende che vogliono
investire nelle infrastrutture di ricarica, come avviene
nell'edilizia con il bonus per riqualificare le facciate degli
edifici".
Alle spalle c'è un anno molto complicato a causa del Covid.
Il 2020 i è stato il "cigno nero" per il settore, ma la
transizione ecologica è partita e nel febbraio 2021 per la prima
volta le vetture ibride hanno superato quelle diesel. Gli
incentivi potrebbero accelerare questa tendenza. Le vetture
elettriche e ibride sono salite dallo 0,1% della produzione
italiana del 2019 al 17,2% nel 2020 e la stima è che nel 2021 si
arriverà al 37,5%. "Per la filiera auto - osserva Paolo
Scudieri, presidente dell'Anfia - servono investimenti in nuove
tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività,
digitalizzazione dei processi. Interventi da attuare tramite il
Recovery Plan. Il futuro è ambizioso".
Grazie agli incentivi sono state rottamate 125.000 vetture
inquinanti che hanno contribuito a un risparmio di oltre 61mila
tonnellate di CO2/anno. L'Italia rimane, però, in coda per
l'anzianità del parco circolante auto in Europa con un'età media
di 11,5 anni contro i 9 di Germania e Francia e gli 8 del Regno
Unito. Al ritmo attuale per rinnovare l'intero parco italiano ci
vorrebbero 27 anni.
Il 2020 - spiega il presidente di Federauto, Adolfo De
Stefani Cosentino- ha avuto impatti significativi sulle reti dei
concessionari con un pesante calo del fatturato (in media del
25%). "La riforma della fiscalità auto può accelerare il rinnovo
del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il
gap competitivo con gli altri principali Paesi dell'Europa".
(ANSA).