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Nautica: modello Milano per fare squadra con il made in Italy

Ucina e Nautica Italiana insieme al Montenapoleone Yacht Club

17 maggio, 17:51
Nautica: modello Milano per fare squadra con made in Italy Nautica: modello Milano per fare squadra con made in Italy

(ANSA) - MILANO, 16 MAG - Passano da Milano, e in particolare dal Montenapoleone District, le prove tecniche della nautica italiana per cercare di "fare sistema". Se l'Italia è la riconosciuta leader mondiale nel settore con il 16,6% dell' export del mercato globale, questo primato potrebbe essere accresciuto il modo esponenziale se il Paese fosse capace a "fare squadra" così come riescono a fare altri Paesi, Francia, Germania e Olanda su tutti. Un modello possibile all'Italia lo offre Milano, e in particolare il Montenapoleone District, che ha inaugurato oggi la terza edizione del suo Montenapoleone Yacht Club: per una settimana i grandi marchi uniti insieme in nome di un'eccellenza italiana riconosciuta nel mondo, quella nautica e più in generale, quella del made in Italy..

E' quanto emerso oggi a Milano dalla tavola rotonda organizzata su "Le eccellenze dell'industria e del turismo nautico, patrimonio e strumento di valorizzazione del made in Italy". Nel cuore del quadrilatero della moda, esperti dell'industria nautica come il vicepresidente di Ucina, Maurizio Balducci, e il presidente di Nautica Italiana, Lamberto Tacoli, si sono confrontati su come in Italia si debba e si possa fare di più per sostenere il comparto nautico. In nome del 'made in Italy', eccellenza da tutti riconosciuta nel mondo, e di cui Montenapoleone District rappresenta una vetrina globale.

"Secondo l'ultimo Rapporto Censis - ha sottolineato Balducci - quello nautico è il settore che vanta in prospettiva il più alto moltiplicatore di reddito (3,7%) e di occupazione, 6,9%.

Per questo l'Italia ha il dovere di cogliere le opportunità che il mercato offre. Può riuscirci solo se fa sistema". Cosa che non sempre riesce al comparto. Il decreto Monti del 2011, per esempio, ha avuto l'effetto di allontanare 40mila diportisti dai mari italiani. "A partire dal 2015 siamo riusciti ad invertire la tendenza - ha precisato Balducci - e nel 2016 abbiamo registrato un +4.3%". E' il segno che le cose stanno cambiando.

La recente istituzione, poi, del "Bollino blu" (certifica che una imbarcazione è in regola) ha consentito di ridurre del 48% i controlli in mare. "Ma resta ancora molto da fare - ha concluso Balducci -. Un esempio tra i tanti: dal 2012 è stato istituito il Registro Telematico. Peccato che non sia mai entrato in funzione. La nautica non sta chiedendo allo Stato niente di speciale, non chiede che non siano fatti i controlli. Chiede solo che siano fatti meglio". Sulla stessa linea Lamberto Tacoli, che rappresenta Nautica Italiana, l'associazione (affiliata a Fondazione Altagamma) di cui fanno parte oggi 85 aziende del settore, dai grandi marchi alle piccole Marina. "Nautica Italiana e Ucina lavorano nella stessa direzione nella convinzione che il nostro valore aggiunto si chiama made in Italy - ha detto -. Siamo entrambi consapevoli che se c'è un limite che l'Italia ha rispetto ad altri è proprio quello di saper vendere le sue eccellenze. Olanda e Germania sono molto bravi e vendersi, noi molto meno. Anche se, le nostre barche sono da tutti riconosciuti come le più belle al mondo".

(ANSA).

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