BRUXELLES - Il 22 novembre, a quanto si apprende da fonti europee, la Commissione europea deciderà se approvare o meno il piano di ripresa e resilienza ungherese, l'unico a non aver incassato il via libera di palazzo Berlaymont. La decisione è stata ritardata da una serie di violazioni sullo stato di diritto da parte delle autorità ungheresi contestate dall'esecutivo comunitario.
Se il Pnrr non viene approvato da Commissione e Consiglio dell'Ue entro la fine dell'anno, Budapest rischia di perdere il 70% dei fondi destinati all'Ungheria per finanziare il piano di ripresa. Intanto procede in parallelo la procedura prevista nell'ambito del meccanismo di condizionalità che prevede la possibilità per l'Ue di congelare i finanziamenti diretti ad uno Stato qualora vi siano violazioni dello stato di diritto che hanno o minacciano di avere un impatto negativo sulle finanze dell'Ue.
La Commissione, che ha attivato tale meccanismo per la prima volta contro l'Ungheria, ha proposto il taglio del 65% dei fondi europei di coesione qualora Budapest non attuerà il programma di riforme concordato con Bruxelles per superare le criticità riscontrate. Il governo di Viktor Orban ha tempo fino al 19 dicembre per attuare le 17 misure necessarie a sbloccare i fondi europei. Sulla questione l'Ecofin si pronuncerà il 6 dicembre.
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