ROMA - La filiera del tabacco in Italia rialza la testa dopo i tagli dei sostegni comunitari e la ristrutturazione produttiva e torna, come sottolineato in convegno promosso da Confagricoltura, a guardare con ottimismo all'avvio del negoziato Ue della Pac e all'occupazione che per questa coltura è dieci volte superiore a quella del grano. ''Sul tabacco - ha detto l'esperto di politiche comunitarie ed ex ministro per le Politiche Agricole Mario Catania - la riorganizzazione è stata traumatica, ma pur perdendo gli aiuti il comparto nazionale è oggi vivo e vitale. E' arrivato il momento di riaprire a Bruxelles la partita, ma serve convinzione politica e sono certo che il nuovo ministro Centinaio abbia a cuore la conservazione e lo sviluppo di una coltura ad alto tasso di impiego di lavoratori. Va perciò costituito il gruppo 'Amici del Tabacco' - è la proposta di Catania - una lobby che coinvolga sia ministeriali che produttori di tutti i Paesi interessati per evitare di andare in ordine sparso''.
L'Italia, ha precisato il responsabile Agricoltura e Industria alimentare di Nomisma Denis Pantini, rappresenta l'1% della produzione mondiale di tabacco, pari a 5,8 milioni di tonnellate che si sta spostando sempre più in Africa (+57% nel periodo 2006-2016) e in Asia (+8%) mentre in Europa nello stesso decennio è scesa del 33%. Ma se la produzione made in Italy si concentra nel 2017 a oltre 16mila ettari in 20 province (principalmente Verona, Arezzo, Perugia, Benevento e Caserta) rispetto ai circa 26mila ettari in 31 province di dieci anni prima, cresce paradossalmente il gettito fiscale a 14 miliardi di euro tra accise e Iva. ''Non è sbagliato che la fiscalità aumenti - per l'Ad di British American Tobacco Italia Andrea Conzonato - ma per continuare a investire in Italia chiediamo una pianificazione corretta delle misure fiscali e qualità produttiva. Se ci sono questi due elementi, l'Italia è un Paese dove cresceranno gli acquisti Bat''.
La filiera del tabacco, ha concluso il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, '' è uno dei pochi che crea valore e lascia valore in Italia per ben 14 miliardi di euro. E' una coltura alternativa a quella del grano e altrettanto fondamentale e tradizionale al Centro Sud. Tuttavia va supportata perché ci troviamo davanti ad un quadro internazionale che conta numerosi Paesi concorrenti (India, Brasile, Africa australe), dove i costi di produzione e del lavoro, non sono comparabili con quelli europei. Ci impegneremo - ha concluso Giansanti - perché l'Italia continui ad essere, in termini quantitativi e qualitativi, leader in Europa nella produzione di tabacco''.(ANSA).