Cresce la preoccupazione per i possibili dazi americani sulle importazioni di prodotti alimentari europei che non esclude anche il mercato del pomodoro. A rilanciare un'ipotesi commerciale non proprio positiva sul pelato e sulle conserve è Diego Pariotti, da pochi mesi a capo della direzione commerciale estero del consorzio cooperativo Conserve Italia, raggruppamento che associa 14.000 produttori agricoli e trasforma circa 570.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali con un fatturato complessivo aggregato di circa 900 milioni di euro, per il 40% generato dall'export. "Qualora gli Stati Uniti decidessero di applicare - spiega infatti Pariotti in una nota - dazi alle importazioni di prodotti alimentari europei, anche per il mercato del pomodoro l'impatto sarebbe senz'altro negativo. E per mantenere le loro quote di mercato, le aziende - incalza il responsabile estero di Conserve Italia - si vedrebbero costrette a rivedere le loro politiche di prezzo, con conseguenti erosione dei fatturati".
Pariotti oltre a denunciare la minaccia americana segnala le attuali difficoltà che si incontrano a commercializzare il pomodoro in altre parti del mondo dove esistono misure protezionistiche che impediscono di fatto alle esportazioni di pomodoro italiano di crescere a ritmo spedito. Pariotti fa il caso di Paesi del Medio ed Estremo Oriente e dell'Argentina, mercato quest'ultimo - chiarisce il responsabile estero - in cui sono presenti rigide quote produttive che permettono di importare prodotto dall'estero solo se i quantitativi sono pari a un'esportazione dall'Argentina. Non contando - poi - si spiega ancora - che i coltivatori di pomodoro locali hanno richiesto al governo veri e propri sussidi per proteggere le loro produzioni. Viene segnalato inoltre il grande ostacolo dell'export di pomodoro in Australia, Paese in cui aziende come Conserve Italia, per il semplice fatto di essere leader in Italia con i propri marchi, fanno molta fatica ad esportare perché gravate da importanti dazi decisi dal governo australiano, dazi che impattano pesantemente sul prezzo finale di vendita, impedendo ad alcuni grandi player italiani di essere competitivi e di intercettare nuovi consumatori. Infine si fa un bilancio sul rapporto commerciale che Conserve Italia ha con oltre 60 Paesi al mondo. "L'Europa rimane lo zoccolo duro del nostro export - spiega il Direttore Commerciale Estero - con Paesi come Inghilterra, Germania, Francia e Paesi Scandinavi che continuano a farla da padrone, ma è ormai chiaro - incalza Pariotti- che possiamo riuscire a generare valore per il sistema economico che sta dietro Conserve Italia solo accrescendo le nostre quote in Paesi come il Canada, il Giappone o il sud America ed esplorando tutta l'area a sud della Cina, con ritmi di crescita media del 5% e quindi dove c'è un notevole potenziale di consumatori interessati al nostro prodotto. Senza trascurare la stessa Cina-conclude Pariotti - che rappresenta una grossa opportunità di crescita a due cifre dei nostri fatturati, sui quali stiamo investendo con un Brand Ambassador con attività di educational sulle modalità di utilizzo dei nostri prodotti, realizzate presso catene di alberghi e ristoranti con partner come la Federazione Italiana Cuochi".(ANSA).