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Alla Fiera di Roma prosegue il Mercato Mediterraneo

Nella seconda giornata spiegati i segreti della cucina Kosher

Redazione ANSA ROMA

 ROMA - La seconda giornata del Mercato Mediterraneo alla Fiera di Roma (20mila metri quadri dedicati al cibo, alle culture e alle mescolanze dei 3 continenti bagnati dal Mar Mediterraneo) è entrata nel vivo con i volti del Mediterraneo, ambasciatori e portatori di storie, tradizioni ed eccellenze. Riccardo Di Segni, Rabbino capo della Comunità ebraica di Roma ha spiegato i segreti e i precetti della cucina Kosher. Kasher significa "buono", "adatto" e può riferirsi tanto a persone che ad oggetti o cibi. "La cucina ebraica rimane fedele al principio del rispetto e del ringraziamento per il cibo ricevuto, distinguendosi dalle altre civiltà per i rituali ai quali è legata piuttosto che per le ricette." Toshiya Tada, Presidente di Olive Oil Sommelier Association Japan: ex dirigente della Banca d'Affari JP Morgan, ha guidato il panel di degustatori del Olive Oil Tokyo Contest che ha eletto il miglior olio del mediterraneo: "Oggi abbiamo giudicato tanti eccellenti extravergine, tra cui spiccano quelli italiani e turchi. Suona strano pensarlo ma anche in Giappone si produce olio extravergine d'oliva, con circa 30 frantoi sparsi per tutta la nazione e la città di Shodoshima conosciuta anche come "Olive Island", è il luogo di nascita della coltivazione dell'olivo in Giappone da 110 anni".

Stefano Caccavari, fondatore della start up Mulinum: il mugnanio social ha 27 anni, studia Economia aziendale e ha salvato l'ultimo mulino a pietra della Calabria grazie a una raccolta fondi online partita su Facebook, che in soli 3 mesi ha raccolto 500mila euro, (con donazioni da Pechino, New York, Londra, Miami). Oggi non solo il mulino è tornato a macinare, ma la sua start up agricola ha rilanciato la filiera dei grani antichi calabresi con i quali produce pane e pizza (che vende su e-commerce, ovviamente). Lucia Puglisi, pasticcera: gli Arabi hanno inventato il torrone e in Sicilia c'è la sua versione più simile all'originale: la Giuggiulena. "Sono nata e cresciuta con questo dolce tramandato dalla nostra famiglia e per me rappresenta l'unione a tavola e la convivialità mediterranea. Ho ricordi lontanissimi legati alle feste che si suggellavano con il rito dello spezzare il torrone".

Diego Soracco, Curatore Guida Extravergine di Slow Food, sull'elezione del pesto genovese a piatto simbolo di Mercato Mediterraneo: "Il pesto, come tanti prodotti liguri, è figlio dei commerci e degli scambi. Gli ingredienti del pesto sono pochi modesti, figli di una cultura del cibo frugale e dettata dal bisogno ma insieme hanno la capacità di sorprendere. Questo piatto verde e profumato ha radici multiculturali che noi italiani abbiamo valorizzato al massimo"

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