MILANO - Diecmila buyers attesi, di cui tremila (10%) provenienti dall'estero, ed espositori più che raddoppiati. Sono i numeri della nuova edizione di Cibus Connect, la principale fiera di prodotti alimentari Made in Italy, in programma a Parma il 10 e 11 aprile, organizzata da Fiere di Parma con Federalimentare e in collaborazione con l'agenzia Ice per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.
"Siamo la fiera del Made in Italy", sottolinea il Ceo di Fiere di Parma, Antonio Cellie, che rivendica questa scelta di "dare visibilità all'eccellenza alimentare italiana, indipendentemente dalle dimensioni aziendali". Anche quest'anno Cibus sarà una vetrina per i nuovi prodotti alimentari, tra cui spicca la crescita di quelli salutisti e bio, con una ripresa di salumi e dolci. Sono molti i top buyer attesi da Stati Uniti, Asia ed Europa, con un "afflusso facilitato dalla concomitanza con Vinitaly che porterà molti operatori a visitare le due fiere", spiegano gli organizzatori, presentando a Milano questa edizione "smart", allestita negli anni dispari. Cibus è anche l'occasione per fare il punto sull'andamento dell'agroalimentare italiano che nel 2018 ha raggiunto i 140 miliardi di euro di fatturato, di cui 32,9 miliardi esportati dalle industrie alimentari (+3% sul 2017). "Nel 2019 l'export continuerà a crescere", sostiene il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, sottolineando che da qui al 2020 la sfida "è di spingere l'export agroalimentare complessivo, di cui l'industria copre l'81%, alla quota ambita di 50 miliardi".
Accanto a lui, il direttore generale di Ice-Agenzia, Roberto Luongo, evidenzia che "l'alimentare si è confermato anche nel 2018 il settore trainante dell'economia italiana e che l'obiettivo della collaborazione con Fiere di Parma è quello di consolidare la rete dei rapporti tra espositori e top buyer internazionali". E' quindi il ceo di Fiere di Parma ad illustrare l'ampia rete di accordi quadro strategici che stanno facendo crescere Cibus, favorendo le relazioni con le grandi catene distributive internazionali.