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Frutta e verdura, italiani ne mangiano più di tutti in Europa

Nomisma, 1 famiglia su 4 la compra online, 60% ama made in Italy

Redazione ANSA ROMA

L'Italia, rispetto agli altri stati membri dell'Unione Europea, è il Paese in cui la propensione al consumo di frutta è più elevata. Nel complesso, l'81% della popolazione in Italia assume almeno una porzione di frutta o verdura al giorno, ma il primato riguarda anche le quantità, oltre che la frequenza. Nel 2020, secondo le elaborazioni di Nomisma, il consumo pro capite annuo (a casa e fuori) di ortofrutta fresca in Italia è stato di 160 kg, di gran lunga superiore rispetto a quello di molti paesi europei come la Germania (che si ferma a 109 kg) o il Regno Unito (101 kg).

Questi i primi dati di Organic F&V Monitor, l'Osservatorio - promosso da AssoBio e Alleanza Cooperative Italiane e curato da Nomisma - che nasce nell'Anno Internazionale della frutta e della verdura promosso dall'Onu.

Nell'anno della pandemia, sottolinea l'analisi, una famiglia su quattro ha acquistato ortofrutta online dai siti della grande distribuzione, con una domanda potenziale ancora maggiore e non soddisfatta a causa di una forte intensità delle richieste (durante il lockdown il 16% ha provato a effettuare un ordine senza successo). Per l'ortofrutta il canale online non si esaurisce con la Gdo (grande distribuzione): un ulteriore 15% ha acquistato da siti di produttori o mercati agricoli online. E per il 60% degli incaricati agli acquisti per i rispettivi nuclei familiari, evidenzia ancora lo studio Nomisma per Assobio e Alleanza Cooperative Italiane, l'origine 100% italiana acquisirà ulteriore centralità nelle scelte scelta di frutta e verdura. Ne è conferma l'elevata importanza attribuita ai prodotti ortofrutticoli a km zero o del territorio (45%). Anche la ricerca di adeguate garanzie di controllo e rintracciabilità lungo la filiera genera interesse (45%). Tra gli altri valori determinanti, ci sono i prodotti biologici (34%) e salutistici (32%), con un occhio anche alla sostenibilità, grazie alle confezioni in materiali riciclabili o ecosostenibili (30%).

(ANSA).

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