In Russia l'embargo non vieta l'export di pasta italiana ma ha comunque indirettamente impattato in misura pesante sul settore produttivo made in Italy. Inoltre, con la crisi del rublo i "macaroni" sono diventati un prodotto caro per i russi. Rispetto al 2014 abbiamo esportato il 52% in meno, tornando a valori di cinque anni fa. E anche il primo semestre del 2016 conferma la caduta delle vendite (-31%). Lo ha detto Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani e mondiali (Ipo - International Pasta Organisation). Ciononostante, ha detto l'imprenditore trentino, la Russia resta un mercato strategico ed alto potenziale di crescita, con una crescente quota di consumatori che prediligono quella di grano duro (80%), specialità italiana.
In Russia, secondo dati Aidepi e Ipo, la pasta italiana è la più importata nel 2015 con 29mila tonnellate e un controvalore di 28,6 milioni di euro. E il consumo pro capite si è attestato a 8 kg pro capite, non quanto gli italiani che ne consumano 24 Kg a testa, ma consistente. La diffusione della pasta, ha sottolineato il presidente Ipo, è sorprendente con 1.106.000 tonnellate di spaghetti mangiati all'ombra del Cremlino. Da qui la scelta di Mosca come sede della World Pasta Day 2016, il 25 ottobre, quando si riuniranno oltre 200 pastai di tutto il mondo e si terrà la sfida-incontro ai fornelli tra gli chef Vladimir Muknin e Davide Scabin.(ANSA).