La lotta all'inquinamento nell'Africa-subsahariana può contribuire alla diminuzione della mortalità. Infatti la sola esposizione al particolato ha portato, nel 2015, a 400 mila morti infantili che sarebbero state prevenibili. E' quanto emerge da uno studio dell'Università di Stanford che è stato pubblicato su Nature.
"Se i Paesi africani potessero ottenere riduzioni dell'esposizione al particolato simile a quella dei Paesi più ricchi, i benefici per la salute dei bambini potrebbero essere maggiori di quasi tutti gli interventi sanitari attualmente utilizzati, come le vaccinazioni o gli integratori alimentari", spiega il coautore dello studio, Marshall Burke.
Il Centro di Stanford sulla sicurezza alimentare e l'ambiente ha analizzato alcuni sondaggi sulle famiglie di 30 Paesi dell'Africa subsahariana dal 2001 al 2015. Utilizzando nuove misurazioni satellitari di particelle ambientali, sono poi arrivati a confrontare il particolato a cui ogni bambino era stato esposto sia nel grembo materno sia dopo la nascita. I risultati mostrano che elevate concentrazioni di particolato erano responsabili del 22% delle morti infantili dal 2001 al 2015. Hanno anche scoperto che questo numero non è diminuito negli ultimi 15 anni ma è rimasto invariato anche nelle famiglie più ricche. La stima sull'effetto dell'esposizione al particolato sulla mortalità è di circa tre volte maggiore delle stime esistenti. La spiegazione principale di queste stime, sostengono gli autori, è che l'esposizione al particolato può portare a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui un minor peso alla nascita e una crescita ridotta nel primo anno di vita. (ANSA).