di Stefania De Francesco
(ANSA) - ROMA, 03 LUG - Nei "mitici anni '60" si diventava
anziani al 65/o compleanno, ma oggi a questa età ci si sente e
si è considerati ancora nel pieno del benessere psico-fisico, si
può essere ancora inseriti nel mondo del lavoro o ci si può
occupare attivamente dei propri interessi personali o familiari.
Nel 1980 un uomo era anziano a 66 anni e una donna a 70, nel
2000 l'anzianità arrivava a 70 anni per gli uomini e 74 per le
donne. L'età anagrafica, però, non è più indicativa della terza
età, merito soprattutto dell'aspetattiva di vita che si è
allungata, per cui oggi un uomo è anziano da 73 anni e le donne
da 76. Nel 2060, stando alle previsioni, si potrebbe arrivare
rispettivamente a 76 e a 79. Un bel balzo rispetto agli anni
Sessanta.
L'analisi è contenuta nel Rapporto annuale dell'Istat che nel
capitolo dedicato alle condizioni di vita degli anziani rileva
come non valga più neanche "lo stereotipo di persone isolate e
bisognose di assistenza continua tanto da rappresentare un peso
per la società e per le famiglie". La qualità della vita,
ovviamente, è correlata alle condizioni di salute - osserva
l'Istituto di statistica - e anche quando non sono ottimali, si
esprime un grado "buono" di soddisfazione per la vita.
"Quasi il 50% degli ultraottantenni vive un'ottima qualità della
vita, dimostrando di essere molto attivo, di avere una rete di
relazioni estesa e una partecipazione culturale discreta, a
volte anche intensa", sottolinea l'Istat precisando che nelle
aree metropolitane, vive "circa l'11,9% degli ultraottantenni,
che hanno un livello di istruzione mediamente più elevato, che
si associa a una più intensa partecipazione sociale: l'88,5%
prende parte ad attività culturali, il 93,9% si interessa di
politica, oltre il 70% si dedica alla lettura ed è molto più
attivo della media rispetto all'utilizzo di internet" e
nell'insieme "svolgono più spesso attività fisica".
Circa il 33% di questa fascia della terza età (cioè 2 milioni e
137mila), gode di buona salute, risiede soprattutto nel Nord e
dichiara risorse economiche ottime o adeguate. Quindi "esprime
elevati livelli di soddisfazione per la vita nel complesso,
frequenta gli amici assiduamente, ha una rete anche di parenti e
e conoscenti su cui può contare in caso di bisogno". In
sostanza, sintetizza l'Istat, "gli anziani non sono gli stessi
di una volta" e queste considerazioni offrono l'opportunità di
valutarne meglio l'impatto progressivo dal punto di vista
sociale ed economico. C'è però anche una quota di anziani, pari
al 27%, che si trova in condizioni svantaggiate: sono persone
affette da una o più patologie croniche, con gravi limitazioni
nelle funzioni e risorse economiche quasi sempre scarse o
insufficienti. Quelle che vivono in piccoli centri sono in forte
isolamento sociale, senza una rete di amici o di conoscenti su
cui contare, in prevalenza donne, vedove e vivono nel
Mezzogiono. (ANSA).