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Crisi del settore auto pesa sulla Germania, Ue dimezza la crescita

Berlino riduce surplus. La guerra dei dazi e l'impasse con la Cina tagliano il Pil

Lucia Sali

E' un vero e proprio tracollo quello che ha colpito la crescita in Germania, che nel 2019 si preannuncia essere la seconda più bassa dell'Ue dopo lo 0,1% dell'Italia. Cause principali di un Pil dimezzato allo 0,5%, la crisi sempre più marcata del settore auto, mai ripresosi dal Dieselgate, e la guerra dei dazi con il rallentamento della Cina, a fronte di un'economia tedesca ancorata sull'export. Con una conseguenza: il dimezzamento o quasi del contestato avanzo strutturale della Germania, che viene eroso dal picco dell'1,7% del 2018 all'1% di quest'anno fino allo 0,8% nel 2020.

E' il quadro che emerge dalle previsioni economiche di primavera della Commissione Ue, che vedono un netto taglio al ribasso rispetto alle precedenti stime di febbraio dell'1,1% per Berlino, anche se già allora si trattava del secondo 'peggior' Pil dell'Ue dopo quello dell'Italia. Una revisione pari proprio al peso del settore auto nazionale completamente al palo, quantificato nello 0,6% del pil in meno secondo Bruxelles. Il trend dell'automotive ha visto finora un calo costante delle vendite extra Ue, ulteriormente peggiorato dalla crisi economica in Turchia e Cina più la Brexit. Ora l'avvento di auto elettrica, e-bike e car sharing, più il crollo del diesel dopo lo scandalo del 2015, il divieto del loro utilizzo in città e l'entrata in vigore dei nuovi standard internazionali più stringenti sulle emissioni, "stanno agendo come freno sistemico" delle immatricolazioni anche nell'Ue.

L'effetto spillover si è fatto sentire nei settori di plastica, gomma e metalli, buttando giù l'intero manifatturiero, indebolendo in parte le economie dei vicini Paesi dell'Est, e impattando anche l'eurozona. Altro problema, il "protezionismo crescente di alcuni partner commerciali" che ha colpito "in modo sproporzionato" l'economia tedesca con la sua "apertura e struttura industriale", spiega la Commissione. Solo grazie al "ruolo importante giocato dalla domanda interna", insieme all'aumento del potere d'acquisto delle famiglie, dei consumi e degli investimenti, la Germania ha potuto "evitare una recessione tecnica" nel 2018.

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