ROMA - Non tutti i londinesi amano Uber, almeno quelli appartenenti al gruppo 'Action for cabbies', che ha appena attivato una campagna di crowfounding - una raccolta fondi attraverso una piattaforma internet - per chiedere una revisione della decisione con cui nel 2012 il Dipartimento dei Trasporti di Londra ha concesso la licenza alla compagnia americana. Lo riporta il sito specializzato britannico TechCrunch spiegando che alla deroga di tre anni fa, che ha concesso a Uber di operare, non è mai seguita una legge definitiva.
Per cui, questo gruppo in difesa dei 'cabbies', diretto da Artemis Mercer, la moglie di un tassista, vuole fare leva su questa empasse legislativa. Sebbene a Londra non ci siano stati episodi clamorosi e tumulti stradali come a Parigi, infatti, i rapporti tra tassisti e autisti di Uber non sono mai stati buoni. "E' necessario mettere un freno alla concessione di nuove licenze - ha spiegato la Mercer a TechCrunch - che vengono erogate in ragione di ottocento a settimana." Inoltre, ci sarebbe un problema di sicurezza "Queste auto e questi autisti non hanno assicurazioni adeguate e non sono controllati - ha aggiunto la Mercer - ma non hanno nemmeno una preparazione legale e un codice deontologico". Poi c'è il problema della tariffe, visto che quelle di Uber non sono regolamentate, al contrario di quelle dei taxi.