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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Il Mite riunisce il Comitato emergenza gas

Gava: “Possibili misure considerando l’impatto economico e sociale, presto anche Piano rischi elettrici”. Giorgetti (Mise): “L’Europa punti sull’autonomia strategica”. Intanto è scontro sul nucleare (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Il Governo si prepara ad eventuali crisi di approvvigionamento in vista della stagione invernale.


Il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema gas naturale (Ctem), ricostituito il 15 ottobre per adeguarne la composizione al nuovo assetto normativo e al trasferimento di competenze dal Mise al Mite, ha tenuto il 18 ottobre una prima riunione, durante la quale sono stati “analizzati gli scenari di approvvigionamento per l’inverno, al fine di valutare la necessità di predisporre eventuali misure attuabili in caso di necessità”. Lo ha reso noto giovedì 4 novembre la sottosegretaria al Mite Vannia Gava, rispondendo a un’interrogazione (5-06987) del capogruppo PD alla commissione Attività produttive della Camera, Gianluca Benamati.

Nel corso della riunione, ha precisato Gava, sono stati esaminati il consuntivo degli approvvigionamenti e dei consumi di gas nel ciclo termico invernale trascorso e gli esiti della campagna di iniezione dell’anno corrente, sulla base dei dati forniti da Snam e dalle società che gestiscono gli stoccaggi e i rigassificatori e delle previsioni di Terna sul consumo termoelettrico.

Il Comitato, ha aggiunto la sottosegretaria, ha chiesto quindi alcuni approfondimenti su tali dati, allo scopo di “capire se e quali misure dovranno essere eventualmente predisposte per affrontare opportunamente le evenienze che potrebbero presentarsi durante la prossima stagione invernale, considerando non solo l’efficacia delle misure, ma anche la relativa efficienza, con riferimento anche al conseguente impatto economico e sociale”.

Per quanto riguarda l’elettricità, Gava ha annunciato che “è in via di adozione il Piano nazionale per la preparazione ai rischi nel settore elettrico”, nell’ambito delle “iniziative volte ad assicurare la resilienza, la sicurezza e l’efficienza del mercato dell’energia”.

Il Piano, previsto dal regolamento Ue 2019/941 sulla preparazione ai rischi nel settore dell’energia elettrica, dovrà contenere tra l’altro una sintesi dei possibili scenari di crisi in Italia e nelle regioni limitrofe, definire ruoli e responsabilità dell’autorità competente, descrivere le misure nazionali di prevenzione e preparazione ai rischi e designare un coordinatore nazionale delle crisi.

Il Piano, che in base al regolamento deve essere adottato dagli Stati membri Ue entro il 5 gennaio 2022, istituirà inoltre le procedure da seguire in caso di crisi, individuerà le misure di mercato e non per far fronte alle crisi e specificherà le categorie di utenti che possono beneficiare di una protezione speciale contro l’interruzione delle forniture.

Sempre nella risposta all’interrogazione di Benamati - che chiedeva in che modo il Mite intenda “assicurare, anche nell’interlocuzione con la Commissione europea, la resilienza, la sicurezza e l’efficienza del mercato dell’energia in una fase di transizione ecologica che sia sostenibile anche socialmente ed economicamente” - Gava ha confermato che il ministero “intende esplorare i possibili benefici di un approvvigionamento volontario congiunto di scorte di gas da parte di entità regolamentate, vigilando affinché un eventuale meccanismo di tale natura sia disegnato in modo da favorire la concorrenza fra produttori, riducendo al minimo le distorsioni del mercato ed evitando ulteriori tensioni sui prezzi”.

Sul tema della sicurezza e del caro-energia è intervenuto giovedì 4 novembre anche il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che rispondendo in aula al Senato a un’interrogazione (3-02906) del presidente del gruppo IV-Psi a Palazzo Madama, Davide Faraone, ha attribuito l’aumento dei prezzi delle materie prime “essenzialmente a ragioni geopolitiche e a fenomeni speculativi”. L’Europa, ha detto Giorgetti, “deve puntare sull’autonomia strategica nel settore energetico, diversificare i fornitori di materie prime e rivedere il sistema delle quote nella produzione dell’acciaio”.

Si infiamma intanto il dibattito sul nucleare, rilanciato dal ministro della Transizione Roberto Cingolani, favorevole a valutare le tecnologie di quarta generazione, e dalle discussioni in sede Ue sull’eventuale inclusione di questa fonte nella tassonomia.

In una proposta di mozione (1-00540) presentata giovedì 4 novembre alla Camera, Maurizio Lupi (Misto) e Manfred Schullian (Svp-Patt) chiedono al Governo di “riconsiderare previa effettuazione delle dovute verifiche di sicurezza e con il coinvolgimento della popolazione, lo sviluppo di tecnologie nucleari di nuova generazione”. Secondo i due deputati, “nel confermare l’obiettivo di zero emissioni ai 2050”, l’Esecutivo dovrebbe “adottare iniziative per comprendere la produzione di energia atomica di nuova generazione all’interno della propria politica energetica, e far sì che la stessa venga classificata tra le fonti energetiche sostenibili”.

Ma proprio per evitare tale eventualità è stata lanciata dall’Osservatorio per la Transizione ecologica-Pnrr e da FacciamoEco una petizione al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri della Transizione e degli Esteri in cui si chiede di “respingere il tentativo portato avanti dalle lobby e da dieci Paesi guidati dalla Francia di fare passare il nucleare come energia verde nella tassonomia europea, se necessario anche usando in Ue il diritto di veto dell’Italia”.

La petizione, che in due settimane ha raccolto 2.000 adesioni, sarà presentata il 9 novembre alla Camera dai promotori dell’iniziativa: Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia, Massimo Serafini e la deputata di FacciamoEco Rossella Muroni.