Quotidiano Energia - Per il Governo il Green new deal “non è uno slogan elettorale” ma un progetto politico”, una “priorità della legge di Bilancio” e una sfida “complessa che sta coinvolgendo tutti i campioni” nazionali per “fare sistema con investimenti pubblici e privati”. Così il premier Giuseppe Conte oggi nel suo intervento alla presentazione per l’Italia del World energy outlook, il report annuale dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie). Come esempio dell’impegno per la transizione energetica, il presidente del Consiglio ha citato la tecnologia Iswec per la produzione di energia dal moto ondoso e i progetti sull’idrogeno.
Mercoledì la Commissione Ue pubblicherà una “comunicazione dettagliata per illustrare l’impronta” che la presidente Ursula von der Leyen vuole dare al Green new deal europeo. Il nostro Paese – ha detto Conte – si sta adoperando affinché “gli sforzi comuni siano sufficientemente lungimiranti e coordinati” (…) per incidere “su crescita economica, inclusione sociale e, in generale, sviluppo sostenibile, equo e diffuso”.
Il premier si è anche soffermato della necessità di “ripensare i modelli di produzione e di consumo energetico, attraverso strategie di lungo termine” ma accompagnando la transizione “in maniera graduale, evitando ricadute negative sul sistema produttivo e favorendo l'innovazione e l'impiego di nuove professionalità”.
Parlando di sostenibilità, l’a.d. di Eni, Claudio Descalzi, ha descritto l’impegno del gruppo per essere sempre “più efficienti” anche per combattere i cambiamenti climatici. Il Cane a sei zampe, ha aggiunto Descalzi, con il prossimo piano industriale vuole “crescere organicamente e a basso costo, così da favorire la tecnologia e l'economia circolare”. Nel 2014 – ha spiegato – occorreva una quotazione “di circa 119 $/b al barile per coprire i costi. L'anno scorso eravamo a 52 $ e quest'anno siamo a 55$”. Invece, la presidente Emma Marcegaglia ha sottolineato la governance “sempre attenta alla transizione energetica” e ricordato l’obiettivo di diventare “neutral” nelle operazioni upstream.
A margine dell’evento Descalzi ha commentato anche la situazione sui mercati petroliferi. Venerdì i membri dell’Opec-non Opec hanno deciso ulteriori tagli all’output. L’impatto della situazione geopolitica oggi è diverso, ha precisato Descalzi. Nel 2019 ci sono stati problemi in Libia, Venezuela, Iran più le riduzioni decise dal gruppo guidato da Arabia Saudita e Russia. Tuttavia, “i prezzi sono rimasti sofferenti”. La volatilità del contesto mondiale non si manifesta come riduzione del greggio disponibile ma come incertezza per gli investimenti. Su questo contesto incidono, poi, la guerra dei dazi tra Usa e Cina, “che sono diventati più importanti” delle quote, e la produzione americana di shale.
Sulle variabili geopolitiche è intervenuto anche il presidente dell’Aie Fatih Birol illustrando il report rilasciato il mese scorso dall’agenzia con sede a Parigi. “Nell’ultimo anno i prezzi sono rimasti stabili” ed è difficile prevedere un aumento nel breve periodo. Al centro del suo intervento anche la necessità di “ridurre rapidamente” le emissioni per far fronte a un trend della CO2 che continua a crescere, l’urgenza di fornire accesso universale all’energia (quasi 1 mld di persone ancora oggi vive senza elettricità), l’espansione del fotovoltaico grazie alla riduzione dei costi.
Grande attenzione, nella presentazione di Birol (e negli altri interventi) al ruolo dell’Africa che si avvia a diventare la regione più popolosa al mondo. Aumenterà, quindi la richiesta di energia e il “gas sarà una parte importante del mix energetico” del Continente che andrà progressivamente a sostituire il tradizionale uso delle biomasse. Birol (le slide sono disponibili in allegato) ha chiesto uno sforzo condiviso da parte di tutti i governi nella lotta ai cambiamenti climatici e ha avvertito che non esiste un’unica fonte o una sola soluzione. Tutti i settori energetici devono essere coinvolti per cogliere l’obiettivo delle emissioni zero.