Quotidiano Energia - Se la Ue vorrà centrare una riduzione del 95% delle emissioni di gas-serra al 2050 rispetto al 1990, almeno il 60% dell’economia europea dovrà essere elettrificata. E’ quanto emerge dallo studio di Eurelectric “Decarbonisation Pathways”, secondo cui serviranno investimenti medi nel periodo compresi tra 89 e 111 miliardi di euro per la decarbonizzazione del settore elettrico e di altri comparti come i trasporti, gli edifici e l’industria, nonché per l’adeguamento delle reti di distribuzione e interconnessione.
Lo studio - presentato a Bruxelles alla presenza tra gli altri del presidente dell’associazione e a.d. Enel, Francesco Starace, del vice-presidente della Commissione Ue responsabile dell’Unione energetica, Maros Sefcovic, e del direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol - dimostra che, nonostante i massicci investimenti necessari, il costo complessivo di un sistema elettrico totalmente decarbonizzato sarà più basso di quanto stimato sinora, data la rapida riduzione dei costi delle rinnovabili: nel 2045 i prezzi dell’elettricità all’ingrosso si situeranno tra 70 e 75 €/MWh, contro i 105 €/MWh previsti dalla Commissione Ue.
L’abbattimento di gran parte delle emissioni si realizzerà a un costo di 18-65 €/ton CO2.
Considerando guadagni di efficienza corrispondenti all’1,3% annuo della domanda, il 60% di elettrificazione al 2050 (contro l’attuale 22%) corrisponde a un aumento medio dei consumi elettrici del 2,1% l’anno nei prossimi 32 anni.
Lo studio, pubblicato alla vigilia della presentazione della Strategia di decarbonizzazione Ue di lungo-termine, elenca una serie di azioni necessarie a favorire l’elettrificazione dell’economia europea, a cominciare da un impegno politico in tutti i Paesi e settori e dal coinvolgimento dei cittadini per un mercato elettrico decentralizzato. Inoltre, ci sarà bisogno di cooperazione tra settori economici e dovrà essere disegnato un quadro efficiente per gli investimenti e per il mercato elettrico. Infine, la transizione dovrà essere “giusta”, con un adeguato sostegno agli Stati Ue che partono da una situazione svantaggiata.