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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

“Rifiuti, una proposta per ridurre la Tari fino a 2 mld €”

L’analisi dell'Università Bicocca

Quotidiano Energia - Con una struttura regolatoria che utilizzi in maniera combinata il metodo parametrico e il price cap sarebbe possibile ridurre la Tari per una cifra compresa tra 1,21 e 1,96 miliardi di euro in 5 anni, ossia il 12-19% degli attuali 10,05 mld € complessivi annui.

E’ quanto afferma uno studio del Cesisp (Centro di Ricerca in Economia e Regolazione dei Servizi, dell’Industria e del Settore Pubblico, istituito alla fine del 2017 presso l’Università Bicocca) curato dai professori Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia. Ricerca che contiene spunti interessanti per la futura regolazione del settore, ormai ufficialmente affidata all’Arera.

Fondata su dati raccolti nel triennio 2013-2015, l’analisi traccia innanzitutto un quadro della situazione attuale, diretta conseguenza del decreto Ronchi del 1997 che ha istituito gli Ato. Tali Ambiti, spiega il rapporto, dovevano consentire il raggiungimento di economie di scala ma “sono stati strutturati con modalità profondamente eterogenee lungo il territorio nazionale ed è mancata la capacità di definire un modello generale di riferimento per la loro costituzione, secondo criteri di razionalità economica”.

Così, ora accade che a Palermo la Tari costi 550,5 €/tonnellata, a Napoli 430,4 €, a Roma 406,3 €. Mentre in Friuli Venezia Giulia si pagano 240,9 € e in Emilia Romagna 266,7 €, peraltro con servizi più efficienti. Le stime indicano un livello di divergenza dei livelli di efficienza tra i vari Ato del 64%.

Come intervenire? Il rapporto suggerisce l’utilizzo combinato di un modello di regolamentazione della dinamica tariffaria di tipo incentivante quale il price-cap (già previsto dalla legge 481/95 che istituisce le autorità di regolamentazione per i servizi a rete) e di una logica parametrica previsto dalla letteratura sulla “Yarstick Competition”.

“Poiché il price-cap sarebbe applicato a tutti i soggetti regolati indistintamente per un predeterminato periodo (ad esempio 5 anni) – sottolinea lo studio - richiede a tutti gli operatori di impegnarsi ad ottenere il medesimo livello di efficienza dinamica e, non necessariamente, garantisce un dinamica di convergenza in termini di costi efficienti del servizio e non promuovendo eventualmente aggregazioni tra operatori del settore”. Obiettivi invece raggiungibili con il meccanismo di Yardstick Competion che incentiva le imprese regolate a “razionalizzare e contenere i costi in quanto i prezzi riconosciuti ai soggetti regolamentati sono indicizzati ai costi degli altri operatori più efficienti”. In altri termini, “il meccanismo consente ad ogni soggetto regolato di conseguire dei profitti sole se riesce ad operare con costi effettivi inferiori a quelli standard riconosciuti”.

Tale nuovo assetto regolatorio, rimarca il Cesisp, potrebbe essere attuato sulla base di tre ipotesi differenti, corrispondenti ad altrettanti livelli di risparmio atteso: prendere come benchmark di riferimento dell’efficienza quello dei primi 33 Ato (1,21 mld €), quello dei primi 13 (1,68 mld €) o quello dei primi 4 (1,96 mld €).

Lo studio sarà presentato nel corso di un convegno presso l’Università di Milano-Bicocca fissato per il 12 marzo 2018, che vedrà la partecipazione tra gli altri del presidente Arera, Guido Bortoni, e del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.