Quotidiano Energia - Gli obiettivi Ue per la riduzione delle emissioni di gas-serra al 2030 e al 2050 non verranno raggiunti se non vi sarà un maggiore impegno delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri e un significativo contributo di tutti i settori economici. Lo afferma una "analisi panoramica" sull'azione della Ue per l'energia e i cambiamenti climatici pubblicata oggi dalla Corte dei Conti europea.
Sulla base di 269 audit svolti dalla Ue, dalla Corte stessa e dalle istituzioni omologhe nazionali, l'analisi giunge alla conclusione che "per raggiungere i target al 2030, nel prossimo decennio occorrerà aumentare del 50% gli sforzi annualmente compiuti per ridurre le emissioni". Tuttavia, "il cambiamento più significativo sarà richiesto dopo il 2030, quando il tasso di riduzione delle emissioni dovrà superare i livelli storici di tre o quattro volte per raggiungere l'obiettivo fissato per il 2050".
Nel settore dell'energia, "responsabile del 79% delle emissioni di gas-serra della Ue", nonostante la crescita delle rinnovabili e la riduzione del loro costo a livello mondiale, gli audit hanno rilevato "un insoddisfacente rapporto costi-efficacia e ostacoli agli investimenti". Problemi nel rapporto costi/efficacia degli interventi sono stati riscontrati anche nel settore dell'efficienza, mentre nel nucleare si registrano "significativi ritardi e aumenti dei costi".
La Corte lamenta poi ritardi nell'integrazione dei mercati: "Nonostante i notevoli progressi in alcune regioni della Ue, il mercato interno dell'energia non è stato ancora realizzato".
Gli audit, inoltre, hanno mostrato che "il passaggio a trasporti a basse emissioni di CO2 non sta progredendo a sufficienza".
Sul fronte dell'adattamento ai cambiamenti climatici, il lavoro della Corte si è focalizzato sulle alluvioni, riscontrando criticità sul lato della prevenzione, della protezione e della risposta. "Anche se gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas-serra avranno successo, sarà comunque necessario adattarsi ai mutamenti del clima", poiché "alla fine del secolo il clima dell'Europa sarà ben diverso anche se l'aumento della temperatura non sarà superiore ai 2°C previsti dall'accordo di Parigi", avvertono i giudici del Lussemburgo.
Nel complesso, l'analisi della Corte individua sette principali sfide: governance dell'energia e dei cambiamenti climatici, elaborazione e attuazione delle politiche sulla base di dati concreti, transizione energetica, efficace utilizzo di ricerca e innovazione, pianificazione e gestione dell'adattamento, finanziamento, coinvolgimento dei cittadini.