Quotidiano Energia - E' un futuro decisamente roseo per il Gnl quello descritto dal "Global Lng Outlook 2017" di Bloomberg New Energy Finance (Bnef), che prevede una crescita della domanda mondiale dalle 280 milioni di tonnellate di quest'anno (+8,8% sul 2016, incremento più alto dal 2011) a 314 mln ton nel 2020 e a 479 mln ton nel 2030.
La crescita, secondo Bnef, sarà particolarmente marcata in Europa, dove la domanda di Gnl passerà dalle 39,5 mln ton dell'anno scorso ad oltre 105 mln ton nel 2030 a seguito - spiega l'analista John Twomey - "del declino della produzione interna e delle conseguenti aperture di nuove opportunità per il gas via tubo dalla Russia e per il Gnl".
La quota della domanda di Gnl dell'Europa sul totale mondiale salirà così dal 15,3% del 2016 al 22,1% nel 2030.
A livello globale, l'aumento della domanda deriverà dalle incertezze sulla produzione nucleare nell'Asia nord-orientale, dalla riforme dei mercati energetici attuate dalla Cina per contrastare l'inquinamento atmosferico e dalla crescita della capacità produttiva di Gnl dei principali Paesi esportatori. Fattori, questi, che compenseranno il calo della richiesta di Giappone, Corea del Sud e Taiwan (al momento i maggiori importatori con il 50,9% del totale).
L'Asia continuerà ad essere il centro di gravità della domanda mondiale di Gnl, con oltre il 70% del totale mondiale nel 2030, ma dal 2025 Cina, India e Paesi Asean importeranno assieme un volume superiore a quello di Giappone, Corea del Sud e Taiwan (che nel 2016 hanno rappresentato il 50,9% dell'import mondiale).
Tra i motivi dell'espansione del Gnl, l'Outlook di Bnef cita da un lato l'economicità dei nuovi terminali di rigassificazione galleggianti (entro il 2022 il 20% della capacità di importazione sarà di questo tipo), e dall'altro l'overcapacity produttiva dovuta alle nuove iniziative negli Usa e in Australia, che conterrà i prezzi almeno fino al 2024. Il picco si avrà nel 2020, quando la capacità di esportazione raggiungerà i 400 mln ton/anno (87 mln ton/anno in più rispetto alla previsione di domanda).
"Oltre il 20% delle 146 mln ton/anno di capacità di export Gnl proposta in Nord America ha già ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni governative e l'amministrazione Trump sta offrendo ulteriore supporto al settore", rileva l'analista Anastacia Dialynas, secondo la quale "i progetti per l'export di Gnl devono quindi affrontare adesso ostacoli più economici che regolatori: trovare gli acquirenti e impegnarsi nelle decisioni finali di investimento". Nella prima metà del 2017 sono stati firmati contratti per appena 5,7 mln ton/anno: il dato semestrale più basso dal 2010.
In aggiunta, i nuovi esportatori americani di Gnl non devono competere soltanto con gli operatori tradizionali, come le compagnie petrolifere, ma anche con gli stessi acquirenti, che grazie a contratti che permettono loro di rivendere i carichi si stanno trasformando in trader.
