Al contrario, va letto con un senso critico e va ricollocato all'epoca in cui è stato rivelato''. Si tratta, non si stanca di ripetere, ''di un testo che diffonde valori e spiritualità''.
L'Isis sta tentando ''di riportare i musulmani nel VII secolo''.
Eppure, tutto questo avverte, è un pretesto. Dietro ci sono la ricerca del potere e il controllo del territorio. L'Isis avanza lì dove le istituzioni sono fragili o non esistono più. ''Iraq, Siria, Libia, Sud Sinai sono già caduti, mentre altri territori sono in pericolo, come il Sud dell'Algeria''. Mentre il Vicino e Medio Oriente sono stati messi a ferro e a fuoco cosa fanno i Paesi arabi e il mondo musulmano in generale? Non molto, replica Ben Jelloun. ''Vedo solo immobilismo e regresso. Il mondo musulmano coltiva le divisioni e non va avanti e la volontà di una vera riforma non esiste. Difficile che ciò accada''. Nel corso dei secoli, ricorda, ''chiunque abbia provato a riformare l'Islam o non è stato ascoltato o è stato eliminato''. Anche oggi, avverte, ''esiste un terrorismo per così dire 'intellettuale' che impedisce agli intellettuali di cultura musulmana o di origini musulmane di esprimersi liberamente. Chiunque abbia osato parlare è stato minacciato''. Nel suo libro, Ben Jelloun non risparmia nemmeno gli occidentali, spesso indifferenti ai gravi disagi degli immigrati di prima e seconda generazione talvolta attratti dal canto delle sirene del jihadismo. O perché più interessati ad avere un mondo arabo diviso e debole. ''Se davvero gli Stati Uniti avessero voluto sbarazzarsi dell'Isis o di Boko Haram lo avrebbero già fatto. Ne hanno tutte le capacità''. Un mondo arabo unito e forte, rincara Ben Jelloun, ''non fa comodo a Israele e di conseguenza a Washington''. In uno scenario di demonizzazione del mondo musulmano e di violenza inaudita l'unica strada, conclude, è la resistenza.
Resistere a cosa? ''Alla paura, all'ignoranza, alla stupidità'', risponde. ''E' quello che faccio ogni giorno, scrivendo''.
(ANSAmed).
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