Secondo il giornale l'idea, che in Croazia esiste da quasi un decennio, è stata rispolverata e sta ottenendo un crescente appoggio nelle cancellerie occidentali e a Washington, con l'intensificarsi della crisi in Ucraina e il deterioramento dei rapporti con la Russia.
Nella preparazione del progetto sarebbero coinvolti esperti inviati dall'amministrazione americana, mentre da Washington sarebbero arrivati segnali a Bruxelles di considerare un cofinanziamento attraverso i fondi europei. Al recente incontro, la settimana scorsa a Dubrovnik, tra tutti i capi di Stato dei Paesi dei Balcani occidentali con il cancellerie tedesco, Angela Merkel, il rigassificatore sarebbe stato tra i temi principali in discussione. Lo scopo finale è di collegare il terminal per il Gnl sull'isola di Veglia al rigassificatore sul Mar Baltico, in Polonia, formando in questo modo un corridoio energetico nord-sud che garantirebbe forniture di gas naturale - probabilmente dal Golfo Persico - alla Polonia, Rep.Ceca, Slovacchia, Ungheria e Croazia, con collegamenti anche ai Paesi confinanti, inclusa l'Ucraina.
In Croazia è in corso la preparazione della documentazione per assicurare in anticipo, prima che il progetto ottenga un via libera di Bruxelles, tutti i permessi necessari. È previsto che il governo di Zagabria dichiari il rigassificatore "investimento di importanza strategica" per il Paese, facendolo abbracciare da una legge speciale che mira ad agevolare e accelerare i mega-investimenti. È stata già registrata un'azienda dal nome Lng Hrvatska (Croazia), cogestita da due società pubbliche, la Plinacro, per la distribuzione del gas, e la Hep, per la produzione e distribuzione dell'energia elettrica. Per ora si pensa che l'intero impianto debba avere una capacità massima di riportare dallo stato liquido a quello gassoso sei miliardi di metri cubi di metano all'anno, con però la possibilità di ampliare la struttura nel caso in futuro la richiesta cresca. L'intero investimento è stimato a circa 630 milioni di euro, e la parte croata molto probabilmente dovrà cercare un partner strategico internazionale, che ne diventerebbe il proprietario maggioritario.
Non è escluso un credito delle banche per lo sviluppo europee, insieme a prestiti commerciali, mentre la Croazia preferirebbe un finanziamento diretto dai fondi europei. La costruzione del rigassificatore potrebbe durare tra i due e i quattro anni, per essere pienamente operativo nel 2019. (ANSAmed).
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