Come tutti gli appuntamenti del Ciclo Classi Aperte - iniziato il 19 ottobre 2018 con Michele Ainis, proseguito il 17 dicembre 2018 con Silvia Costa e il 14 febbraio 2019 con Francesco Bandarin - sarà questa l'occasione per affrontare un tema di particolare rilevanza. Dopo l'introduzione di Carla Di Francesco, Direttore della Fondazione e già Segretario Generale MIBAC, il Professor Osanna metterà a fuoco il fatto che per gestire un sito così complesso è necessario lavorare per la ricerca di un costante e delicato equilibrio tra gli aspetti di tutela, conservazione, valorizzazione e pubblica fruizione. E di come sia per questo inevitabile ripartire dalla conoscenza e dalla ricerca, cambiando prospettiva sul metodo e sull'approccio nel rileggere l'intera area archeologica, rinnovando e ampliando la documentazione fotografica, ridisegnando la nuova mappa del sito e sviluppando nuovi filoni di ricerca approfondita, avvalendosi delle metodologie contemporanee. La ricerca interdisciplinare permette ad esempio di utilizzare droni, georadar e laser-scanner negli studi che precedono gli scavi, oppure di avvalersi di esperti per studiare il DNA dei corpi ritrovati, permettendo di comprendere molti più elementi sulla società all'epoca in cui tutto si fermò. Pompei è un ottimo esempio per spiegare l'importanza di un approccio multidisciplinare nella ricerca archeologica.
L'archeologo, per Osanna, non può operare da solo, ma deve costantemente confrontarsi con altri archeologi e con geologi, vulcanologi, paleobotanici, architetti, restauratori, storici dell'arte, ingegneri. È questo un approccio particolarmente caro alla Fondazione Scuola del Patrimonio, che attribuisce alla trasversalità dei saperi e al dialogo tra discipline un valore fondante per la costruzione dei nuovi profili di competenza nel settore dei beni e delle attività culturali. (ANSAmed).
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