"Mi piace fare fotografia di reportage, con foto non posate nelle quali raccontare le storie delle persone. Così è nato il mio interesse per le storie intense dei migranti", racconta Agnese Mosi ad ANSAmed. "Non mi interessava raccontare il percorso alle loro spalle, ma il loro presente e le speranze per il futuro".
I protagonisti dei ritratti realizzati in bianco e nero sono Assami, Wahid, Nour, Progress, Answer e Yussuf. Sono giovani del Burkina Faso, Nigeria, Ghana, Afghanistan e Pakistan. Prima di scattare, Mosi ha conosciuto i protagonisti delle immagini, ha condiviso con loro la quotidianità del centro e delle attività esterne. "Se devi raccontare una storia è importante che tu prima conosca le persone", e che si abituino alla presenza della macchina fotografica.
A conclusione del progetto, una domanda per tutti i ragazzi: dove e come ti vedi tra 5 anni? "La risposta è un ritratto di ognuno con in mano una lavagnetta con scritta la loro speranza sul futuro".
Da maggio a ottobre, Mosi ha seguito la vita dei sei ragazzi, nella formazione, nei tirocini, nelle scuole, ma anche nei momenti di festa, di amicizia, di riflessione. "Mi ha colpito il modo in cui sono stati aperti all'accoglienza. Un fatto che sembra un po' un paradosso", pensando a quante difficoltà spesso vivono i migranti a causa degli stereotipi e della diffidenza nei loro confronti. "Quando fotografo lo faccio per una mia esigenza di raccontare una determinata situazione. Spero che qualcuno, guardando queste foto, perda qualche pregiudizio.
Spero di farlo almeno in una persona: il mondo sarebbe già migliore", dice Mosi. Scatti per cambiare la narrazione dei migranti e per far capire "che sono persone che lavorano, che studiano, come tutti".
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