Sono, quindi, iniziative personali, per quanto in crescita, che non celano alcun progetto politico. Non come accadde, qualche anno fa, in Marocco quando coloro che non intendevano sottostare al digiuno costituirono un movimento che affidò il suo forte messaggio di rottura ad iniziative pubbliche, come picnic nei parchi. Il movimento - apparso nel 2009 e di cui ora s'è persa traccia, anche se si ritiene che abbia scelto la strada della non visibilità per motivi di sicurezza - si chiama "Masayminch" ('noi non digiuniamo') e può essere considerato l'erede delle idee dei giovani marocchini che, negli anni '60, sfidarono le convenzioni facendo colazione in uno dei caffè più frequentati di Rabat. Giovani che, però, forse perché in maggioranza figli di esponenti della nomenclatura del Regno, quasi si scusarono ufficialmente del loro gesto per evitare sgraditi soggiorni nelle prigioni marocchine. Dopo la sua prima uscita ufficiale, Masayminch ebbe degli emulatori in Tunisia ed Egitto, ma anche di essi non si ha più notizia. Ma, nel variegato panorama dell'Islam c'è anche chi non vuole rispettare il digiuno di Ramadan, ma ritiene di avere bisogno di un avallo ufficiale. Sta accadendo in Senegal dove, riferiscono alcuni media locali, nei pronto soccorso degli ospedali si presentano decine e decine di musulmani che, adducendo questo o quel disturbo, chiedono una attestazione medica che li autorizzi a mangiare mentre altri correligionari non lo fanno. Un fenomeno che sembra quasi un'improbabile epidemia di ipocondria, ma davanti al quale i medici rispondono picche: nessun certificato, se non vuoi digiunare è solo una tua scelta. (ANSAmed).
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