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Le lettere dai manicomi dopo 100 anni trovano risposte

Le lettere dai manicomi dopo 100 anni trovano risposte

Il progetto sulle missive mai spedite dei pazienti psichiatrici

ROMA, 18 maggio 2024, 18:58

di Maddalena Lai

ANSACheck

Le lettere dai manicomi dopo 100 anni trovano risposte - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Le parole degli internati nei manicomi, rimaste recluse per decenni, trovano finalmente una risposta ed escono da uno spazio di costrizione per raggiungere, finalmente, i destinatari. E' il progetto Corrispondenze immaginarie, dell'artista Mariangela Capossela, che dà voce e una replica a quelle missive piene di speranza e disperazione ma mai uscite dai manicomi.

    "Carissima X! Con gran ramarico attendo il giorno nel quale ci vedremo a Gorizia. Pensando che eravamo a L tanto contente, mentre che qui attendo non so che. Verra il giorno che si guarderemo che capelli abbiamo a mettersi sulla testa". A scrivere queste righe, in un italiano stentato, è nel gennaio del 1921 un paziente di un ospedale psichiatrico di Trieste in una lettera indirizzata a una persona a lui cara. "Ho atteso per molto tempo anch'io un incontro con te, per condividere il nostro tempo assieme proprio come avevamo fatto a L. Non sai quanto mi è mancato poterti raccontare tutte le attività che ho svolto e tutti i pensieri che mi passano per la testa". Questa la missiva di risposta di Nt scritta, ben 100 anni dopo, nel marzo del 2024. X e NT però non si sono mai conosciuti. 

    Potrebbe sembrare un paradosso, ma, in realtà, è il cuore del progetto Ci. Corrispondenze immaginarie, un'iniziativa di arte pubblica e partecipata ideata dall'artista Mariangela Capossela, che ha recuperato - con la collaborazione degli archivi delle ex strutture ospedaliere - le lettere dei pazienti dei manicomi, ai quali, però, non era consentito alcun contatto con il mondo esterno.

    Tutte le missive da loro scritte a familiari, amici o religiosi e alle quali avevano affidato i loro sogni, le loro paure, la loro quotidianità, infatti, non sono mai giunte ai destinatari, ma archiviate come parte della loro documentazione clinica. Oggi, anni dopo la chiusura dei manicomi, nel 1978 grazie alla legge Basaglia, queste lettere mai spedite trovano finalmente risposta.
    Il progetto, infatti, non solo ha recuperato le lettere dei pazienti degli ospedali psichiatrici dalla fine dell'Ottocento al 1978, ma ha anche allestito, coinvolgendo scuole e cittadini, diversi Scrittoi Pubblici, dove le lettere rinvenute vengono trascritte a mano, numerate e contrassegnate con il timbro ideato dall'artista. Le missive sono poi spedite a coloro che abbiano indicato di volerle ricevere e che vergano, di proprio pugno, quelle risposte mai arrivate. Come ha spiegato la stessa Capossela, sorella del cantautore Vinicio, "l'atto di trascrivere i pensieri di un'altra persona crea un inevitabile processo di identificazione. Allo stesso modo, rispondere a una lettera che non era stata destinata a sé stessi produce uno spostamento delle traiettorie personali, capace di tessere oggi un nuovo discorso di cura e sulla cura mentale". Un modo insomma per accudire sè stessi e gli altri. L'iniziativa è nata nel 2022 a Volterra. In quell'occasione Mariangela Capossela ha coinvolto l'intera cittadinanza per il recupero e la trascrizione di una serie di lettere tratte dal volume "Corrispondenza negata. Epistolario dalla nave dei folli": le risposte pervenute da tutta la penisola, in quell'occasione, sono state 150.

    Nel marzo del 2024 l'iniziativa è invece approdata a Trieste e Gorizia e ha preso il via l'11 marzo in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Franco Basaglia, il padre della legge che, nel 1978, chiuse per sempre le porte dei manicomi italiani, ridefinendo il concetto stesso di malattia mentale e rimettendo al centro la cura della persona.
   

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