E se la spallata al presidente arrivasse dal Texas? Nello sprint per la Casa Bianca Donald Trump si è concentrato sugli 'swing state' del Midwest e su alcuni Stati del sud, dalla Florida alla Georgia, ma ha trascurato il Lone Star State ed ora il suo incubo è quello di perderlo. Senza i suoi 38 grandi elettori, il numero maggiore dopo la California (55), il presidente dovrebbe fare miracoli per arrivare alla soglia vincente di 270. Senza contare che il Texas è una storica roccaforte repubblicana: l'ultimo presidente a vincere qui fu Jimmy Carter nel lontano 1976, quasi mezzo secolo fa. Perdere questo fortino sarebbe come per i democratici farsi strappare la California: un vero e proprio terremoto che cambierebbe il paesaggio elettorale americano. Dopo aver trionfato nel 2016 con quasi 10 punti di scarto su Hillary Clinton, Trump finora aveva dato per acquisito il Texas, convinto che non si potesse scardinare la cassaforte che custodisce alcuni dei valori simbolici dei repubblicani: Dio, le armi, il petrolio. Tanto più che il suo rivale Joe Biden si presenta con un piano ambientale, il Green New deal, che minaccia il settore trainante dell'economia locale, l'energia fossile. Ma nei sondaggi la corsa in Texas è diventata un testa a testa e lo Stato è ora incluso tra quelli 'toss-up', incerti, aggiungendosi alle incognite di una decina di Stati battleground. A cambiare i contorni della sfida sono le dinamiche demografiche, con un aumento degli ispanici, e il record del voto anticipato, due fattori che in genere premiano i democratici. L'incremento dei latinos è una tendenza stabile e induce a pensare che il passaggio dello stato da rosso a blu sia solo una questione di tempo, se non dovesse avvenire in queste elezioni. E' vero che gli ispanici sono più conservatori su temi come l'aborto, ma quest'anno sono tra i più colpiti dalla pandemia. Un ragionamento che vale anche per l'Arizona, altro Stato in bilico dove Biden è in lieve vantaggio. Colpiscono inoltre i dati dell'early vote, in uno Stato che in genere registra una scarsa affluenza alle urne: hanno già votato oltre 9 milioni su 16,9 milioni di elettori, oltre il totale del 2016. E i nuovi iscritti sono 1,8 milioni, in gran parte giovani, che fanno del Texas uno degli Stati in testa nello 'youth vote'. I dem sperano nel colpaccio. Ci andarono vicini nelle elezioni di Mideterm del 2018, quando il deputato Beto O'Rourke per un soffio non strappò' il seggio al potente senatore Ted Cruz. Ma il partito prevalse in 13 distretti su 36, in particolare nelle quattro città più grandi (Houston, San Antonio, Dallas e Austin), nei sobborghi e nelle zone al confine col Messico dove Trump vuole costruire il muro. "Il Texas deve diventare blu", ha arringato la vice di Biden, Kamala Harris, facendo campagna alla frontiera. La speranza è anche quella di conquistare la Camera statale e di strappare alcuni seggi al Congresso. Ma le contee rurali sembrano ancora un insormontabile 'red wall', mentre i fan di Trump giocano a fare i cowboy circondando con i loro pickup il bus di Biden in autostrada.
L'incubo di Trump perdere il Texas
