(ANSA) - SANREMO, 02 MAR - C'è chi il festival lo vive sul
palco e chi sul podio. Come Leonardo De Amicis, il direttore
d'orchestra che per il secondo anno consecutivo dirige i
musicisti all'Ariston.
"Ormai siamo diventati una famiglia, anche se per dodici mesi
siamo stati fermi - racconta il direttore in una pausa tra una
prova e l'altra -. Non si può negare che questo sia un festival
inedito, con un'atmosfera straordinaria, nel senso di fuori dal
comune, un festival con l'asterisco, quello della pandemia. Ma
anche con la forza di ripartire, di accendere una luce sul
nostro settore che è stato messo in ginocchio". Ma De Amicis,
come i suoi orchestrali, non si sente un privilegiato. "Il
privilegio in sé è essere dei musicisti. Riuscire a lavorare con
la musica. E qui rappresentiamo tutti quelli che stanno a casa".
E poco utili sembrano così essere le polemiche che si sono
scatenate sull'opportunità o meno di mettere in piedi la
macchina del festival. "Bisogna aiutare tutti a riaprire tutto,
ma non si può farlo chiudendo. Se accendiamo la luce, forse,
possiamo essere visti. Sanremo è una fiammella accesa, che può
essere presa ad esempio per tornare alla normalità delle nostre
vite, con l'attenzione necessaria", sottolinea ancora.
La pandemia, causa distanziamento e protocolli Rai, ha avuto
impatto anche sull'organizzazione dell'orchestra, che - rispetto
agli anni passati - ha molto più spazio a disposizione e si
allarga fino a buona parte della platea (vuota), trasformando in
qualche modo i musicisti in spettatori. "L'orchestra è un'entità
che si muove, viva. Viviamo sia da orchestra che da coloro che
osservano. Quest'anno ancora di più, ma le reazioni saranno
sempre le stesse. Io batterò le mani come ho sempre fatto, lo
farò a prescindere. Mi sono sempre divertito, lo farò anche
quest'anno. Per noi la presenza o meno del pubblico non cambia
molto, siamo concentrati al 100% sull'aspetto musicale". (ANSA).