Torino, da factory town a città multiculturale

Culla auto, moda e tv ospita G7 Industria, Lavoro, Scienza

Redazione ANSA

Senza l'Italia Torino sarebbe più o meno la stessa, scriveva Umberto Eco, ma senza Torino l'Italia sarebbe molto diversa. Lo scrittore, che sotto la Mole si è laureato in filosofia, conosceva bene la storia di questa questa città, abbracciata dall'orizzonte delle Alpi, che nel corso dei secoli ha saputo collezionare numerosi primati. Culla del Regno unito e prima capitale d'Italia, qui sono nate tra l'altro il cinema, la televisione, la moda e - non ultima - l'automobile che per decenni l'ha resa capitale industriale del Paese.
Uno scettro che vuole ora riprendersi in vista del G7 dell'Industria, del Lavoro e della Scienza che ospiterà il prossimo autunno. La scelta del capoluogo piemontese come palcoscenico è il giusto riconoscimento alla vocazione manifatturiera di qualità di una città che, negli anni più bui della crisi, ha saputo cambiar pelle.
Centro sempre più attrattivo nella ricerca e nella alta formazione universitaria, con un Politecnico e una Università di eccellenza, la svolta è arrivata con le Olimpiadi invernali del 2006, che hanno fatto scoprire al mondo i suoi tesori ambientali, gastronomici e museali. La città grigia di un tempo è diventa così anche metà turistica tra le più ambite. Una città in cui "si vive bene perché bella, attrattiva e densa di offerte culturali", per dirla con le parole di Amir Hamzah Azizan, amministratore delegato di Petronas, azienda leader nella produzione di lubrificanti di alta qualità che ha il suo centro di ricerche proprio a Torino.
Dal Museo Egizio a quello del Cinema, dalla Reggia di Venaria alle grandi mostre, sono numerosi insomma i motivi per visitare la città barocca che il Financial Times ha definito "un ibrido tra Parigi e New York". Non è un caso se eDreams prevede nel 2017 un incremento di turisti di oltre il 300% per una città che il Wall Street Journal descrive come "unica e diversa dal resto d'Italia.

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